Ha causato la morte del marito di una delle maestre vittime della strage di Uvalde in Texas, ma questa malattia cardiaca colpisce in prevalenza le donne tra i 40 e i 60 anni. Carugo (Policlinico di Milano): «A causarla è una forte emozione o uno stato di stress, importante è non sottovalutare i sintomi: dolore al petto, al braccio sinistro e al collo»
«È morto di crepacuore», quante volte si sente pronunciare questa frase per indicare una morte improvvisa sopraggiunta a seguito di un forte stato di stress. Anche recentemente nella cronaca internazionale si è registrato il caso di Joe Garcia, 50 anni, marito di una delle due maestre morte nella strage di Uvalde in Texas; padre di quattro figli, due giorni dopo la tragedia in cui ha perso la vita la moglie, è stato colpito da un attacco cardiaco che non gli ha lasciato scampo. Si tratta della sindrome di Tako-tsubo, o sindrome del cuore rotto. Una malattia che colpisce il miocardio con una frequenza di una persona ogni 36 mila.
Quanto accaduto alla famiglia texana ha acceso i riflettori su una malattia che pochi conoscono ma che in realtà negli ultimi due anni ha fatto registrare una impennata di casi. «Ad esserne colpite sono in prevalenza le donne – spiega Stefano Carugo, direttore di Unità Operativa Complessa del Policlinico e docente delle malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università degli Studi di Milano – ed è una sindrome coronarica acuta che si caratterizza dall’essere a coronarie indenni. Infatti, non c’è la presenza di placche ma si verifica soprattutto per un evento improvviso, una emozione, un forte stress. In pratica a causa di una iperattività del sistema nervoso simpatico, le coronarie si vasocostringono, il cuore ischemizza e si verifica quello che in medicina è noto come infarto a coronarie indenni»
Descritta per la prima volta in Giappone, questa patologia deve il suo nome ad un vaso utilizzato per la pesca del polpo. Quando si manifesta, il cuore – osservato attraverso un ecocardiogramma – assume questa caratteristica forma allungata con una punta sferica. «Il vantaggio della sindrome Tako-tsubo rispetto ad altre malattie coronariche – puntualizza il direttore di cardiologia del Policlinico di Milano – è che, se presa in tempo e trattata, ha una prognosi favorevole e il cuore può tornare alla sua dimensione naturale».
Sembra essere una malattia in rosa, dunque, eppure «Nulla a che vedere con la genetica – puntualizza il primario di cardiologia del Policlinico di Milano che spiega – gli uomini hanno maggiori problemi di placche a livello coronarico, mentre le donne dalle statistiche risultano essere più stressate, hanno un carico di responsabilità maggiore nelle famiglie. La fascia di età più interessata è infatti dai 40 ai 60 anni». Un litigio con il coniuge o tra condomini, la perdita del lavoro o la malattia di un parente sono situazioni che possono dare vita alla sindrome di Tako-tsubo. «Gli ultimi due anni sono stati particolarmente impegnativi da questo punto di vista – spiega Carugo – questa patologia è aumentata a causa del Covid e i mesi di lockdown in taluni hanno generato situazioni di forte stress. In particolare, sono le donne, più soggette a forti emozioni e a forme di stress acuto, ad essere più a rischio».
È un infarto che non lascia grossi segni, ma non deve essere trascurato. Ridurre le tensioni e controllare lo stress è dunque la prima regola da seguire, anche se è importante sapere che, se preso in tempo, l’infarto del cuore spezzato non lascia tracce sull’organismo. «Il recupero può essere totale – ammette Carugo – perché le coronarie colpite sono prive di placche, però è importante non sottovalutare i sintomi che possono insorgere nella fase precedente la fase acuta, come dolore al petto, al braccio sinistro, a livello del collo e della mandibola. Le donne in particolare tendono a non prestare attenzione a questi sintomi e corrono molti rischi perché oggi la prima causa di morte è la malattia cardiovascolare».
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