Gimbe: «Estendere il numero dei tamponi e fissare una soglia minima giornaliera di 250 test per 100.000 abitanti per evitare comportamenti opportunistici delle Regioni»
Dai dati dell’ultimo bollettino della protezione civile (per chi scrive ndr) risulta che i tamponi effettuati in totale in Italia sono stati 2,3 milioni. Ma con una forte disomogeneità territoriale. «Ad oggi 1/3 dei tamponi sono di controllo e nelle ultime due settimane sono stati effettuati in media 59 test per 100.000 abitanti al giorno, con notevoli variabilità regionali: dai 12 della Campania ai 130 della Valle d’Aosta» precisa la Fondazione Gimbe.
Non esiste un’indicazione nazionale e così ogni Regione va per fatti suoi quando, secondo Gimbe, sarebbe opportuno «estendere il numero dei tamponi e definire una soglia minima giornaliera di 250 test per 100.000 abitanti per evitare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown».
«Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE – afferma il Presidente Nino Cartabellotta – rileva sia il costante e notevole alleggerimento del carico su ospedali e terapie intensive, sia il rallentamento sul fronte di contagi e decessi, tuttavia non ancora stabilizzati». In sintesi, nella settimana 30 aprile – 6 maggio:
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«Rispetto alla ridotta pressione sugli ospedali, tuttavia – continua il Presidente – il numero dei nuovi casi è influenzato dal numero dei tamponi eseguiti dalle Regioni e pertanto soggetto a possibili distorsioni».
Per questo, la Fondazione Gimbe ha condotto un’analisi indipendente sui dati della Protezione Civile che dal 19 aprile, oltre al numero totale dei tamponi, riporta per ciascuna Regione il numero dei “casi testati” definiti come il “totale dei soggetti sottoposti al test”. Ecco i risultati:
«Le nostre analisi effettuate sugli ultimi 14 giorni – prosegue il Presidente –forniscono tre incontrovertibili evidenze: innanzitutto, si conferma che circa 1/3 dei tamponi sono “di controllo”; in secondo luogo il numero di tamponi per 100.000 abitanti/die è molto esiguo rispetto alla massiccia attività di testing necessaria nella fase 2; infine, esistono notevoli variabilità regionali sia sulla propensione all’esecuzione dei tamponi, sia rispetto alla percentuale di tamponi “diagnostici”».
Nel periodo di analisi 22 aprile – 6 maggio emerge che:
I dati confermano la resistenza di alcune Regioni ad estendere massivamente il numero di tamponi, in contrasto con raccomandazioni internazionali, evidenze scientifiche e disponibilità di reagenti. Infatti:
«Alla luce di questi dati la Fondazione GIMBE – conclude Cartabellotta – da un lato richiama tutte le Regioni a implementare l’estensione mirata dei tamponi diagnostici, dall’altro chiede al Ministero della Salute di inserire tra gli indicatori di monitoraggio della fase 2 uno standard minimo di almeno 250 tamponi diagnostici al giorno per 100.000 abitanti. Il Governo infatti, oltre a favorire le strategie di testing, deve neutralizzare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown».
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