L’appello della Federazione che riunisce Oncologi, Cardiologi ed Ematologi e della Società Scientifica degli oncologi: «Alla sanità italiana servono maggiori investimenti e risorse»
Sono quasi un milione i casi di cancro in Europa che passano inosservati a causa del Covid-19. In totale ammontano a 100 milioni i test di screening oncologici non eseguiti nel Vecchio Continente durante la pandemia. Fino a una persona su due, con potenziali sintomi di cancro, non è stata inviata urgentemente per una diagnosi. Mentre un paziente su cinque in Europa non riceve ancora il trattamento chirurgico o chemioterapico di cui ha bisogno.
Sono questi i recenti dati pubblicati dall’European Cancer Organisation (E.C.O) che oggi presenta in un webinar la campagna Time To Act: è tempo di agire, non permettere al Covid-19 di ostacolare la lotta contro il cancro. L’iniziativa è estesa a tutta Europa e viene guidata dalla task force della rete speciale della E.C.O: Impatto del Covid-19 sul cancro. L’obiettivo è sollecitare l’opinione pubblica, i pazienti affetti da cancro, i politici e gli operatori sanitari a garantire che il Covid-19 non continui a minare la lotta contro i tumori.
«I risultati mettono “a fuoco” l’impatto del Coronavirus sul cancro – afferma il dott. Matti Apro, Presidente di E.C.O -. Abbiamo disperatamente bisogno di misure urgenti al più alto livello della politica europea per recuperare quanto si è perso nel campo del cancro. Bisogna ripristinare la fiducia nei servizi oncologici e affrontare la carenza di forza lavoro e approvvigionamenti». In prima linea in Italia per la campagna Time To Act ci sono FOCE (Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi) e AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica).
«Il Covid-19 ha prodotto danni incalcolabili nella diagnosi e nel trattamento dei tumori – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, Presidente di FOCE -. È inevitabile nel prossimo futuro assistere ad aumento di mortalità per queste patologie che potrà così annullare i benefici prodotti da ricerca e innovazione negli ultimi 20 anni. Preoccupa soprattutto il calo degli screening oncologici, che ancora non riprendono con la necessaria regolarità, e che determinerà un aumento consistente del tasso di mortalità per tumori nel medio e lungo termine. Inoltre due terzi dei pazienti con mortalità da Covid hanno avuto anche concomitanti malattie oncologiche, cardiologiche o ematologiche. È necessario ora provvedere a colmare le carenze strutturali, organizzative e funzionali del nostro sistema sanitario nazionale che sono state messe in evidenza durante la pandemia. Ricordiamo infatti che con oltre 127mila decessi e un tasso di mortalità del 2,99% siamo al primo posto in Europa per quanto riguarda la mortalità nei contagiati da Coronavirus. E questo è avvenuto nonostante i tassi di contagio non siano stati elevatissimi. Inoltre il nostro Paese è primo in Europa per mortalità in eccesso dovuta a patologie non Covid, in questo periodo. Per un ritorno alla normalità sono indispensabili nuovi fondi al comparto della sanità che compensino il gap in strutture, medici, infermieri e finanziamenti che attualmente abbiamo con gli altri paesi europei. Serve quindi un serio potenziamento degli ospedali che sono stati indeboliti da anni di politiche di tagli irresponsabili e indiscriminati».
«Appoggiamo con entusiasmo questa nuova campagna condotta a livello continentale – aggiunge il prof. Saverio Cinieri, Presidente Eletto AIOM -. Il Covid ha messo in luce alcune inefficienze dei nostri servizi sanitari, soprattutto quelli territoriali che spesso non hanno avuto la forza e i mezzi per gestire l’enorme mole di lavoro determinata dalla pandemia. Questo è avvenuto anche in ambito oncologico dove si rende quanto mai necessaria la creazione delle Reti Oncologiche Regionali. Rappresentano il migliore strumento possibile per potenziare i collegamenti tra i centri di riferimento e la medicina territoriale. Come AIOM siamo impegnati da mesi in un tour con i rappresentati di tutte le Regioni e Provincie Autonome della Penisola proprio per sollecitare l’istituzione o l’implementazione di queste strutture sanitarie. Al di là di una migliore organizzazione sono comunque indispensabili nuovi e maggiori investimenti pubblici in sanità» conclude.
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