«Dal confronto, regione per regione, dei posti letto internistici nel 2018 e quelli attivati nel 2020 con l’attuale numero dei ricoveri Covid-19, emerge un quadro drammatico»
In Italia oltre il 50% dei posti letto internistici è occupato da pazienti Covid, con punte regionali-provinciali elevatissime. La Lombardia è satura al 129%, la Liguria al 118%, il Lazio al 91%, la Campania all’ 87%, il Piemonte addirittura al 191%. Sono questi i principali dati dello studio condotto da Anaao-Assomed, che ha analizzato, regione per regione, i posti letto al 2018, i posti attivati nel 2020 e i rapporti con il numero di abitanti, poi li ha confrontati con il numero dei ricoveri Covid, mettendo in risalto regioni virtuose e regioni da “bocciare”.
«Non tutte le Regioni – spiega Anaao-Assomed in una nota – partivano dallo stesso livello di dotazione di posti letto quando è scoppiata la pandemia: la Calabria ad esempio aveva circa 1/3 dei posti letto internistici del Friuli, rapportati alla popolazione, la Campania partiva da una condizione di posti letto/100.000 abitanti inferiore del 30% rispetto alla media nazionale».
Secondo Anaao-Assomed, le politiche di tagli hanno determinato «una drastica riduzione di posti letto su tutto il territorio nazionale, soprattutto nelle Regioni sottoposte a piani di rientro. E come prevedibile, oggi ci troviamo costretti a dover fronteggiare una pandemia che ripropone drammaticamente il problema della carenza dei posti letto insieme a quella del personale medico specialista».
La carenza di specialisti «si sta manifestando anche durante questa seconda ondata dell’epidemia: mancano internisti, infettivologi, pneumologi in tutte le Regioni, e allora le Aziende, quando si arriva al massimo ottenibile dagli specialisti di branca, “convertono” e precettano chirurghi, ortopedici, oculisti, chiedendo loro la gestione di pazienti complessi in branche non affini o equipollenti, e ovviando in tal modo, goffamente alla storica e mai definitivamente risolta carenza strutturale di personale. Il saldo finale è sempre zero: il personale medico è praticamente quello di sempre».
Dai dati a disposizione, sembra che le Regioni abbiano aumentato i posti letto di degenza ordinaria e di terapia intensiva ma, secondo Anaao-Assomed, è come «il gioco delle tre carte» e permetterebbe di avere indicatori non “rossi” ma “gialli” o “arancioni”: «Si convertono posti letto per acuti di altre branche specialistiche e si fanno risultare come posti letto Covid, attivati o attivabili, riducendo drasticamente le possibilità di cure ordinarie del cittadino, non garantendo più risposte al bisogno di salute della popolazione per tutto ciò che non riguarda SARS-COV-2».
«Si può parlare a lungo di indice Rt – spiega Anaao-Assomed – e non ne si vuole screditare l’importanza, ma se i posti letto standard di una regione sono occupati solo da pazienti Covid, è necessario prendere decisioni politiche anche dolorose, per non piangere successivamente migliaia di morti evitabili per il collasso totale dei sistemi sanitari regionali. Superata l’emergenza, sarà necessario superare un paradigma sanitario che si è rivelato fallimentare nella elargizione, divisione ed organizzazione delle risorse, confidando che le criticità emerse abbiano chiarito anche ai governatori meno lungimiranti, che la cura dei pazienti richiede posti letto, personale sanitario, risorse economiche ed una organizzazione capillare».
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