1 lavoratore su 4 ha mostrato sintomi severi di natura post-traumatica, il 16 per cento presenta sintomi depressivi e l’11 per cento sintomi ansiosi di grado moderato-severo secondo l’indagine di Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere
Un terzo dei lavoratori delle Rsa ha riportato un disturbo psichico, come ansia, depressione e disturbo post traumatico da stress come conseguenza della pandemia. É quanto rivela una ricerca di Fondazione Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, svolta in collaborazione con il Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze di ASST Lodi, l’ASST Fatebenefratelli Sacco Milano e l’Università degli Studi di Milano, con l’obiettivo di valutare l’impatto sulla salute mentale dell’epidemia di Covid-19 a un anno dal primo lock-down dei lavoratori delle residenze socio-assistenziali che fanno parte del network dei Bollini RosaArgento. L’indagine è stata presentata in occasione della conferenza stampa del V Congresso Nazionale di Fondazione Onda “Cronicità e differenze di genere”.
«La ricerca ha identificato con chiarezza che sono state soprattutto le donne giovani (84 per cento del totale, età media 44 anni) le più coinvolte in quella che è stata una battaglia per assistere i più fragili – commenta Giancarlo Cerveri, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Socio-Sanitaria di Lodi -. Una battaglia che ha lasciato ferite che sono restate aperte nel tempo. Significativi segnali di disagio sono stati osservati a distanza di 1 anno: 1 persona su 4 ha mostrato sintomi severi di natura post-traumatica, sintomi depressivi moderati/severi si sono osservati nel 16 per cento del campione e quadri di ansia gravi moderati/gravi nell’11 per cento della popolazione indagata. Quasi la metà del campione (40 per cento) ha riferito un significativo impatto negativo dei sintomi psichici sul funzionamento sociale e lavorativo. La ricerca evidenzia dunque la necessità di interventi specifici di aiuto a queste persone così duramente colpite dalla pandemia e così poco visibili nel circuito mediatico».
La ricerca, svolta dall’8 marzo 2021 per 60 giorni, ha coinvolto 300 lavoratori delle RSA, con ruolo sanitario come medici, infermieri e fisioterapisti (91), con ruolo assistenziale come ASA E OSS (99) e con ruolo amministrativo (110) e ha valutato attraverso questionari di autovalutazione i livelli di ansia e depressione, i sintomi ascrivibili ad una condizione di Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), la qualità di vita professionale e l’adattamento sociale e lavorativo.
Oltre al legame tra Covid-19 e salute mentale, il Congresso di Fondazione Onda che si svolgerà in modalità virtuale il 28 e 29 settembre, porrà un particolare accento a come la cronicità influisca in modo differente a seconda del genere e della patologia a cui è legata. In Italia, infatti è un problema molto sentito in quanto si contano oltre due milioni di persone con più di 85 anni, di cui 17 mila ultracentenari, record europeo, e l’aumento della sopravvivenza comporta un maggior impegno da parte della comunità medica, incrementa la probabilità di sviluppare patologie e allo stesso tempo porta a convivere per più anni con malattie croniche e disabilità.
«La cronicità è una sfida importante e urgente per il nostro Paese: per questo, anche a seguito dell’impatto del COVID-19 sui soggetti più fragili, la quinta edizione del Congresso Nazionale Onda è dedicata a questo tema sottolineando le differenze di genere – afferma Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda -. La cronicità verrà declinata nelle diverse aree specialistiche rinnovando l’impegno di promuovere la cultura della multidisciplinarietà e il dialogo tra professionisti della salute. L’ultima sessione – conclude Francesca Merzagora – sarà poi improntata all’innovazione: dalla clinica, all’urbanistica, dalla telemedicina alla robotica».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato