Pandemia in fase critica per la convergenza di vari fattori: stagione invernale, ritardo iniziale nella somministrazione delle terze dosi, zoccolo duro di non vaccinati, festività natalizie e soprattutto la variante Omicron, destinata secondo l’Ecdc a diventare prevalente in Europa nei primi mesi del 2022
Il monitoraggio della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 8-14 dicembre 2021 un aumento di nuovi casi e decessi. Nel dettaglio:
In tutte le Regioni ad eccezione di Friuli-Venezia Giulia, Molise e Provincia Autonoma di Bolzano si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi. Si va dal 4,4% dell’Abruzzo al 94,8% della Basilicata. In aumento anche i decessi: 663 negli ultimi 7 giorni con una media di 95 al giorno rispetto agli 80 della settimana precedente. Nonostante l’aumentata pressione sugli ospedali, nelle ultime settimane si è progressivamente ridotta la percentuale dei pazienti ricoverati in area medica e in terapia intensiva sul totale degli attualmente positivi.
«A fronte di un numero di tamponi stabile – spiega il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta – questo dato è verosimilmente da imputare all’incremento delle terze dosi, che riportano l’efficacia a valori più elevati».
«Sul fronte delle terapie intensive – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – preoccupa tuttavia l’aumento degli ingressi giornalieri: la media mobile a 7 giorni sale a 70 ingressi/die rispetto ai 59 della settimana precedente».
L’80,5% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 77,6% ha completato il ciclo vaccinale. In aumento nella settimana 6-12 dicembre il numero di somministrazioni (n. 3.272.324), con una media mobile a 7 giorni di oltre 460 mila somministrazioni/die: crescono dell’8,8% le terze dosi (n. 2.903.412) e del 5,8% i nuovi vaccinati (n. 236.606).
Nella settimana 6-12 dicembre il numero dei nuovi vaccinati è salito a 236.606 (+5,8%). Sono tuttavia ancora quasi 6,4 milioni le persone senza nemmeno una dose, tra cui preoccupano da un lato 2,45 milioni di over 50 ad elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione, dall’altro 1,02 milioni nella fascia 12-19 anni che aumentano la circolazione del virus nelle scuole. Le coperture con almeno una dose di vaccino sono molto variabili nelle diverse fasce d’età (dal 97,6% degli over 80 al 79,6% della fascia 12-19), così come sul fronte dei richiami, che negli over 80 hanno raggiunto il 64,6%, nella fascia 70-79 il 40,7% e in quella 60-69 anni il 32,7%.
Al 15 dicembre sono state somministrate 12.563.534 terze dosi. La media mobile a 7 giorni si è stabilizzata intorno alle 400 mila somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è del 61,4% con nette differenze regionali, dal 45,7% della Sicilia al 71,2% della Toscana.
Lo scorso 26 novembre la variante omicron (B.1.1.529) è stata definita variante di preoccupazione (Variant of Concern – VoC) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo lo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) la variante omicron è stata rilevata in 69 Paesi e, considerata la sua elevata trasmissibilità, è verosimilmente già presente in molti altri. In Italia, secondo i dati ECDC, i casi riportati sono 27 e a livello europeo è in aumento l’incidenza dei contagi locali rispetto a quelli “importati” da altri Paesi. Sebbene i dati sull’impatto della variante omicron siano ancora limitati, l’OMS e l’ECDC segnalano che:
In questo scenario OMS ed ECDC hanno classificato il rischio della diffusione della variante Omicron come molto alto, raccomandando di rafforzare sorveglianza e sequenziamento, di accelerare la somministrazione di vaccini e richiami (l’ECDC raccomanda di accorciare il tempo del richiamo a 3 mesi invece di 5) e di potenziare le misure non farmacologiche per il contenimento dell’epidemia: mascherine, distanziamento sociale ed evitare assembramenti, igiene delle mani, ventilazione degli ambienti chiusi, smartworking.
«Il nostro Paese – conclude Cartabellotta – è entrato in una fase critica della pandemia per la convergenza di vari fattori: la stagione invernale, gli oltre 6 milioni di non vaccinati, il netto ritardo iniziale nella somministrazione delle terze dosi, le imminenti festività natalizie che aumenteranno contatti sociali e contagi e, soprattutto, la progressiva diffusione della variante omicron che secondo l’ECDC diventerà prevalente in Europa entro i primi due mesi del 2022. In questo contesto, le ultime misure del Governo, che mirano ad innalzare la protezione nei confronti del virus, non hanno modificato i criteri per assegnare i colori alle Regioni, definiti quando non erano noti il declino dell’efficacia vaccinale e la necessità delle terze dosi e non incombeva la minaccia di una variante così preoccupante. Criteri che lasciano alle Regioni la massima autonomia nell’aumentare la disponibilità di posti letto per ridurre i tassi di occupazione. Il rischio è congestionare silenziosamente gli ospedali e limitare l’accesso alle cure ai pazienti non Covid».
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