Il presidente dell’Associazione medici endocrinologi (Ame) fornisce specifiche raccomandazioni e indicazioni alle persone con diabete per prevenire e gestire al meglio questo momento di emergenza sanitaria
Le informazioni e i dati epidemiologici raccolti finora sull’infezione da nuovo coronavirus, dimostrano che gli anziani, le persone fragili e con patologie pregresse e croniche, rischiano complicanze maggiori in caso di contagio. È così anche per i pazienti diabetici «che non si ammalano più frequentemente di Covid-19 rispetto alla popolazione generale ma quando, purtroppo, questo accade, l’evoluzione della patologia è sicuramente più grave e la mortalità più elevata rispetto alla popolazione generale».
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A fare chiarezza è Edoardo Guastamacchia, presidente dell’Ame (Associazione medici endocrinologi). A Sanità Informazione spiega che «in questo momento così complesso e delicato, i pazienti diabetici devono osservare tutte le cautele possibili per prevenire il contagio ed avere una massima attenzione alla gestione della patologia, perché è evidente – d’altra parte emerge dai dati epidemiologici – che l’evoluzione dell’infezione è più severa se il paziente presenta un cattivo compenso glico-metabolico».
«I pazienti diabetici di tipo 2, spesso ultrasessantacinquenni sono frequentemente affetti da altre patologie associate, quali ipertensione, cardiopatie, obesità, dislipidemia; ciò, li rende più fragili e facili prede di infezioni avendo, in generale, una situazione immunitaria più compromessa. È questo – prosegue il presidente Ame – il motivo per il quale i diabetici devono osservare in maniera più rigorosa le regole di prevenzione dal contagio indicate nel Decalogo del ministero della salute. In questo delicato periodo – continua – non è opportuno recarsi presso gli studi medici senza motivazioni valide; è importante richiedere l’intervento del medico di medicina generale e del diabetologo solo per reali necessità o emergenze – scompenso glico-metabolico, gravidanza all’esordio o a rischio, complicanze relative a preesistente piede diabetico».
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«Per i pazienti più giovani -aggiunge Guastamacchia – che hanno maggiore familiarità con la tecnologia, può essere opportunamente utilizzata la telemedicina o altre modalità di comunicazione quali WhatsApp che richiede una responsabilità diretta del medico che le utilizza.
«In tale periodo emergenziale – precisa – il ruolo del medico di famiglia è estremamente importante perché egli è il sanitario che più degli altri conosce il paziente nella sua globalità quindi oltre che dal punto di vista clinico anche dal punto di vista socioeconomico. E può pertanto suggerire al paziente tutti i comportamenti utili da tenere considerando la specificità o peculiarità dello stesso. D’altra parte, il medico di medicina generale rappresenta il filtro fra pazienti e specialisti permettendo che a questi arrivino solo i casi che necessitano di interventi urgenti e tempestivi».
«In questo periodo di quarantena forzata – evidenzia il presidente Ame – tutti i soggetti, ma in particolare i pazienti diabetici, possono andare incontro a stati d’animo di ansia e depressione che potrebbero essere gestiti cercando di eseguire un controllo equilibrato e non ossessivo della glicemia e anche rivolgendo la propria attenzione a cose semplici e distraenti, quali leggere un libro, vedere un film di successo, ascoltare musica o rivedere qualche incontro di calcio storico. Oltre a questo – sottolinea Guastamacchia – è importante fare un minimo di attività fisica nel rispetto della situazione clinica generale del paziente e delle regole restrittive che bisogna osservare, va bene anche passeggiare in casa ove possibile. Senza attività fisica, infatti, il compenso glicemico può peggiorare».
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