Nell’intervista a Sanità Informazione il consulente del ministro Speranza indica la rotta nel pieno della quarta ondata: «Obbligo terza dose a sanitari e limitare tamponi antigenici. Danno un 30% di falsi negativi»
La risalita dei contagi da coronavirus in Italia preoccupa, soprattutto nel nord-est del paese. La curva epidemica sale molto rapidamente ma meno rispetto ad altri paesi europei. Le situazioni di Russia, Germania, Olanda, Austria, e Paesi dell’Est sono drammatiche, tali da rendere necessaria l’introduzione di nuove e rigide restrizioni. Uno spettro che aleggia sugli italiani in vista delle feste natalizie. Per Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza, tutto dipende da noi.
«Ci troviamo a fronteggiare un virus diverso – ha spiegato Ricciardi – molto più contagioso e aggressivo rispetto a quello della prima, seconda e terza ondata. E ci dobbiamo attrezzare: se siamo razionali e prendiamo le misure giuste avremo un Natale tranquillo, certamente non di assembramenti selvaggi, ma tranquillo e in compagnia. Se invece non rispetteremo le misure e non aumenteremo la copertura vaccinale, ci sarà un incremento dei contagi. Natale potrebbe rappresentare il momento in cui c’è questo tipo di esplosione, mi preoccupa il periodo successivo».
Una delle ipotesi che circola in questi giorni è la possibilità di seguire l’esempio dell’Austria, il lockdown per i non vaccinati. Una posizione avallata anche da alcuni presidenti di Regione ma, per adesso, smentita dal Governo, anche perché i dati non sono, fortunatamente, paragonabili. «In Italia, al momento, non c’è alcun bisogno di replicare il modello austriaco – ha precisato Ricciardi -. L’Austria non ha organizzato un’adeguata campagna vaccinale, non ha introdotto il Green pass e ha avuto un‘esplosione enorme dei casi. Per loro è una misura di emergenza, come sarebbero di emergenza le misure da prendere nell’est europeo dove oggi non sanno dove mettere non i malati, ma i morti. In Romania non hanno più spazi per seppellirli. Noi possiamo tenere aperto, rispettare la salute, l’economia, le feste solo se siamo razionali. Se invece pensiamo che questo nemico non esista o si estingua da solo lui ci castiga».
Il consulente del ministro si è detto ottimista sull’effettuazione delle terze dosi di vaccino e ha riconosciuto alla maggioranza degli italiani una grande razionalità nella protezione della propria salute. Poi, ha ricordato l’importanza della terza dose in particolare per coloro che hanno a che fare con persone fragili. «Non è pensabile che un operatore sanitario, di una Rsa ed anche un operatore scolastico, fino a quando non saranno vaccinati i bambini, non sia vaccinato».
Il provvedimento che obbliga i sanitari alla somministrazione della terza dose di vaccino anti Covid-19 dovrebbe essere discusso nel Consiglio dei ministri di questa settimana. I contagi tra gli operatori crescono costantemente, soprattutto tra gli infermieri. Come ha precisato Ricciardi, gli ultimi dati pubblicati dall’Iss dimostrano che la protezione immunitaria cala dopo sei mesi e gli infermieri e i medici vaccinati ad inizio anno si stanno ammalando. «Non credo ci siano problemi per la terza dose nella stragrande maggioranza degli operatori che pian piano si stanno vaccinando – ha evidenziato -. Il fatto è che non ci deve essere neanche un sanitario non vaccinato. La minoranza che ancora resiste va convinta e se non si riesce a convincere va obbligata».
E agli anziani che stanno temporeggiando prima di sottoporsi alla terza dose – nonostante siano trascorsi i sei mesi – Ricciardi rassicura: «È una paura immotivata, bisogna avere molta più paura della malattia che con questa variante è molto contagiosa. C’è un alto rischio di infettarsi al chiuso, a contatto con amici, parenti e bambini che non sappiamo chi hanno visto e frequentato e di cui non sappiamo lo status immunitario. Questa malattia è insidiosa ma è possibile proteggersi».
L’ex presidente Iss ha voluto rendere giustizia e plaudere al lavoro dei medici impegnati nella lotta al Covid da quasi due anni. «Sono una risorsa fondamentale per il paese. Un baluardo per la protezione della salute, dell’economia, della vita produttiva e sociale. Lo Stato, il Governo e le regioni devono prestare più attenzione. So che si sentono un po’ abbandonati – ha detto a Sanità Informazione – soprattutto nelle strutture d’urgenza, sono stanchi di due anni in trincea. C’è bisogno di un rapporto bidirezionale: maggiore fiducia, supporto e migliori condizioni di lavoro».
A fine mese l’Ema si pronuncerà sui vaccini anti-Covid per la fascia 5-11 anni, ma non tutti i genitori sono convinti. «Questo vaccino è sicuro e protettivo, tutti i grandi pediatri e medici di sanità pubblica sono convinti sia necessario. Innanzitutto, per proteggere loro perché con la variante delta si infettano di più. Purtroppo, nel Regno Unito sono ormai decine i bambini morti. E poi si proteggono padri, madri e nonni che vivono con loro. Molti si sono vaccinati troppo presto, non riescono a replicare alla variante delta e si infettano. Quindi, sì al vaccino innanzitutto per loro e poi per i congiunti».
Infine, Ricciardi esprime la sua opinione sulla riduzione dei tempi di validità del Green pass e, soprattutto, sulla revisione delle regole sui tamponi. «Il Green pass è una misura organizzativo gestionale che risponde alle logiche della scienza. Con la variante Wuhan e Alfa la protezione durava 9-12 mesi ed era giusto che durasse 9-12 mesi. Ma con la delta una persona ne infetta mediamente sette – con quella di Wuhan meno di due – dobbiamo varare delle novità. Una delle più importanti è cercare di limitare i tamponi antigenici perché nel migliore dei casi danno un 30% di falsi negativi. Significa che una persona ha il tampone negativo, si sente tranquillo e invece si è infettato, entra in un ambiente chiuso e si avvicina a chi ha il Green pass e si sente tranquillo. Quello è il momento del contagio» ha concluso.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato