Monti (Presidente Commissione Sanità Regione Lombardia): «Senza tamponi e reagenti puntiamo sui test per trovare immuni e ripartire»
In Lombardia si lavora per ripartire. Da domani test sierologici nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi, mentre una gara di procedura semplificata e di massima urgenza permetterà di individuare nuovi test in grado di diagnosticare il Covid. Una svolta importante come sottolinea Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia.
«Oggi abbiamo fatto le prime prove, ma la vera prova di massa partirà domani. È una grandiosa innovazione che ci ha permesso di ovviare alla carenza di tamponi. Infatti qualche settimana fa ci siamo dovuti scontrare con la dura realtà della mancanza di reagenti perché l’80% viene prodotto in Germania che ha deciso di bloccare l’esportazione e di usarli tutti per il proprio Paese. Questa soluzione quindi ci permette di diagnosticare il Covid e di avere positivi e negativi. Partiamo domani con l’obiettivo di ampliare sempre di più lo spettro di popolazione che potrà farne uso».
Come sarà la procedura, da chi inizierete e con che ordine sottoporrete la popolazione ai test?
«Innanzitutto ci muoveremo per ATS, per le nostre agenzie sul territorio, con priorità al personale sociosanitario; ma poi anche i lavoratori che svolgono attività essenziali, come ad esempio le forze dell’ordine, e via via tutta la popolazione. Per farlo, abbiamo bisogno di una grande quantità di test e per questo motivo venerdì scorso abbiamo lanciato una manifestazione di interesse che apre le porte di Regione Lombardia a tutti i test possibili e immaginabili che ovviamente possono diagnosticare il Covid».
Quindi tutti coloro che prenderanno parte a questa gara dovranno presentare un test che possa garantire gli stessi risultati di quelli del San Matteo di Pavia?
«Ringraziamo il San Matteo di Pavia per la ricerca scientifica che ha portato avanti e che ci ha permesso di scoprire gli anticorpi neutralizzanti capaci di immunizzare il virus e differenziare il test da quelli sulle immunologie che vengono utilizzati anche in centri privati accreditati e che vengono proposti a pagamento. Ecco, la differenza sostanziale, come studiato al San Matteo, è tra test che diagnosticano il Covid e test epidemiologici degli anticorpi, ma che non riconoscono gli anticorpi neutralizzanti che dicono se il paziente non è più positivo e se è negativizzato al virus. Il tema è quello di riuscire a neutralizzare il virus. Oggi è il San Matteo in grado di farlo, ma sono benvenuti tutti i test che potranno garantire questa definizione, per poter ampliare sempre più lo spettro delle persone screenate in Lombardia e tornare alla normalità, perché avere la patente di immunità ed essere immune al virus significa tanto».
Si sta parlando di fase 2 a partire dal 4 maggio, è proprio così? Sarà fattibile come data?
«Stiamo lavorando. Come Regione Lombardia abbiamo tenuto denti stretti e nervosismo sotto le scarpe per lavorare a questa data. In primis dobbiamo mettere in sicurezza il territorio: i risultati ottenuti sono eccezionali, abbiamo dimezzato i pazienti in terapia intensiva, non siamo mai andati oltre il limite fisiologico di Spagna e Francia che hanno dovuto arrivare all’amara decisione di non curare delle persone, ed ora, riportando la situazione in maggiore sicurezza, contiamo entro i prossimi dieci giorni di arrivare alla soglia che ci permetterà di poter riaprire, ovviamente con delle regole, per portare le persone alla normalità, ma preservando la propria salute e quella degli altri».
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