Studi clinici dimostrano l’efficacia delle cellule staminali prelevate da cordone ombelicale: infuse per endovena riducono l’infiammazione dovuta alla tempesta citochinica e consentono un miglioramento delle condizioni dei pazienti. Totta (Futura Stem Cells): «Legge italiana andrebbe rivista, terapia cellulare nuova frontiera»
Scienziati, virologi, immunologi e ricercatori di tutto il mondo stanno unendo le forze per arginare la diffusione del virus SARS-CoV-2 e combattere la pandemia. Attualmente, sono tanti gli approcci terapeutici utilizzati sui pazienti contagiati e altri farmaci nuovi sono in fase di sperimentazione. Dallo studio del virus si evince che, una volta infettate le cellule, causa una tempesta infiammatoria che provoca i sintomi peggiori associati alla Covid-19.
Per abbassare l’infiammazione, medici e studiosi stanno valutando anche il trapianto di cellule staminali mesenchimali su pazienti positivi al Covid-19. Sono partiti studi clinici in Cina – dove i risultati preliminari hanno portato a miglioramenti nei malati – Israele e Stati Uniti. Ma perché queste cellule agirebbero con efficacia? Perché hanno un potere immunomodulatorio, possono agire non solo sull’infiammazione ma anche sui danni creati dal virus sull’ambiente circostante. Stimolano, infatti, la riparazione endogena dei tessuti.
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La migliore fonte di cellule staminali per questo trattamento sono le cellule staminali mesenchimali derivanti dal tessuto del cordone ombelicale: «Le cellule staminali mesenchimali del cordone ombelicale si trovano nella parte tessutale del cordone ombelicale ed hanno una peculiarità rispetto a quelle che possiamo prelevare dal sangue del cordone ombelicale: se trapiantate, non hanno bisogno di compatibilità – spiega Pierangela Totta, Responsabile scientifica di Futura Stem Cells -. Il cordone ombelicale non è l’unica fonte da cui si possono prelevare le cellule staminali mesenchimali: ci sono anche il midollo osseo e il tessuto adiposo. Ma il cordone ombelicale ha due vantaggi: il facile prelevamento di queste cellule – il cordone altrimenti sarebbe un materiale di scarto – e il fatto che queste cellule mantengono alcuni geni di staminalità precoce e quindi se e quando vengono amplificate in laboratorio – per essere trapiantate c’è bisogno di un numero elevato di cellule – si moltiplicano molto più velocemente rispetto a quelle prelevate da altre fonti. Riusciamo ad avere un numero maggiore di cellule se amplifichiamo le cellule da tessuto cordonale piuttosto che da midollo osseo oppure da tessuto adiposo».
La ricerca va avanti e gli studi in atto dimostrano l’importanza delle cellule staminali mesenchimali del cordone ombelicale: «Ad oggi queste cellule sono utilizzate in più di 300 studi clinici; c’è grande fermento scientifico legato alle cellule staminali mesenchimali di ogni fonte e in particolare del tessuto cordonale. Vengono utilizzate anche in questa lotta contro la Covid-19 – precisa la dottoressa Totta -. In America, proprio la settimana scorsa, l’FDA ha approvato un trial clinico per uso compassionevole per tutti quei pazienti che non rispondono alle terapie convenzionali. Si tratta di persone che si trovano in condizioni critiche e una semplice infusione di queste cellule può portarle fuori dalla terapia intensiva».
Il trapianto avviene in maniera semplice, tramite infusione. Le cellule staminali mesenchimali si accumulano nel polmone, per proteggere gli alveoli, prevenendo la fibrosi polmonare e migliorandone la funzionalità. «Questo perché le cellule staminali mesenchimali infuse, come in una trasfusione, raggiungono per loro natura il polmone: lì, abbassano l’infiammazione causata dal Sars-CoV2 e permettono a questi pazienti una maggiore ventilazione per poi poterli aiutare con altre terapie» evidenzia la dottoressa Totta.
Gli studi in corso dimostrano il valore terapeutico di queste cellule e invitano a ripensare ad una legge che permetta, anche in Italia, di prendere in considerazione la conservabilità e l’utilizzo di queste cellule ad oggi non prelevabili e conservabili. Ne è convinta anche Pierangela Totta: «La legge andrebbe rivista perché la terapia cellulare, ad oggi, è importante per il trattamento di tante malattie, non solo quelle del sistema immunitario. Le cellule staminali mesenchimali, quelle del cordone in particolare, sono una fonte facilmente prelevabile che può essere d’aiuto. Parliamo di serbatoi di cellule che potrebbero aiutare molte persone affette da differenti tipi di patologie qualora queste sperimentazioni andassero a buon fine e si passasse alla fase clinica».
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