«Il fatto che il virus sia mutato non significa che la malattia sia più lieve. Questo è un virus nuovo, di cui sappiamo ancora pochissimo. Non dobbiamo mollare la presa o i contagi riprenderanno a salire». Facciamo chiarezza con il professor Massimo Ciccozzi del Campus Bio-Medico di Roma
Il coronavirus SARS-CoV-2 è un virus a RNA, e come tale «nell’80% del suo corredo genetico è sempre uguale, ma nel 20% fa le sue mutazioni che a volte lo favoriscono, a volte lo danneggiano». Ma la conseguenza di queste mutazioni potrebbe essere la minore aggressività del virus? Non ne è affatto sicuro il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Per l’epidemiologo, infatti, la minore circolazione del virus è in primo luogo effetto dei dispositivi di protezione e delle misure di contenimento e distanziamento sociale adottate dal Governo negli ultimi due mesi.
Ed è per questo che nella fase 2 «non dobbiamo abbandonare cautela e prudenza e continuare a rispettare le regole»: distanza di sicurezza, divieto di assembramento, obbligo di mascherina nei luoghi chiusi e all’aperto se si parla con qualcuno. I controlli ci sono, ma autocontrollo e responsabilità sono affidate ai singoli cittadini.
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Professore, durante l’audizione in commissione Igiene e Sanità al Senato, lei ha un po’ ricostruito l’evoluzione della pandemia di Covid-19. Ma secondo lei, perché il contagio al Centro-Sud è stato minore?
«È difficile dirlo, il virus è lo stesso. Probabilmente ha avuto meno possibilità di contagiare le persone, perché erano già più attente visto che a gennaio c’era stata la coppia di cinesi ricoverata a Roma all’ospedale Spallanzani».
È vero che il virus sta perdendo potenza, che è più debole?
«Sì, possiamo dire che il virus si sta indebolendo perché noi siamo stati bravi a mettere guanti, mascherine e mantenere le distanze. Lui fa le mutazioni perché è a RNA. Tutti i virus a RNA mutano, ma il grosso del lavoro lo abbiamo fatto noi e non dobbiamo abbassare la guardia: tra la fase 1 e 2 non cambia nulla».
Di recente, anche il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Giuseppe Remuzzi ha parlato di malati diversi, meno gravi rispetto a quelli delle scorse settimane in tutta Italia. Qual è il motivo secondo lei?
«Io non sono un clinico e non vedo i pazienti ma questa è un’ottima notizia. Il motivo ancora non lo conosciamo: il fatto che il virus sia mutato non significa che la malattia sia più lieve. Questo è un virus nuovo, di cui sappiamo ancora pochissimo».
Il caldo può aiutare per rallentare la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2?
«Il caldo aiuta a mantenere la distanza sociale e ci spinge a vivere all’aperto. Non uccide il virus, anche se sicuramente predilige i mesi autunnali e invernali come tutti i virus respiratori».
In questa prima settimana di riapertura abbiamo visto tanta gente in giro soprattutto in gruppo nei parchi: quali sono i rischi?
«Questo è un guaio. Dobbiamo assolutamente mantenere comportamenti sociali responsabili, gli stessi della prima fase. Il virus fa il suo lavoro: infettarci. Non dobbiamo dargli questa possibilità, non dobbiamo prestare il fianco al virus. Se molliamo la presa, i contagi riprenderanno a salire. E questo significa buttare tutto il lavoro di questi mesi che ci ha portato ad avere R0 inferiore a 1 e a controllare l’epidemia. E allora, il messaggio deve arrivare forte e chiaro: si possono vedere i congiunti, certo, ma con le mascherine e a debita distanza, almeno un metro e mezzo. La mascherina chirurgica se portata da tutte e due le persone che si incontrano va bene. E niente abbracci».
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