Retromarcia anche sulle affermazioni di Maria Van Kerkhove sulla rarità del contagio da parte degli asintomatici: «Sono stata fraintesa»
In una sezione del suo sito web con domande e risposte in merito alla pandemia determinata da Sars-CoV-2, l’OMS non si è mostrata favorevole all’uso dei guanti. Utilizzarli, infatti «può aumentare il rischio di infezione, dal momento che può portare all’auto-contaminazione o alla trasmissione ad altri quando si toccano le superfici contaminate e quindi il viso».
«Pertanto – ha specificato l’OMS – in luoghi pubblici come i supermercati, oltre al distanziamento fisico, si raccomanda l’installazione di distributori di gel igienizzante per le mani all’ingresso e all’uscita. Migliorando ampiamente le pratiche di igiene delle mani, i Paesi possono aiutare a prevenire la diffusione del nuovo coronavirus» ha ribadito l’Organizzazione Mondiale della Sanità, raccomandando di contattare sempre «le autorità locali sulle pratiche raccomandate nella propria area».
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Sulla stessa linea Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e componente della task force Covid della Regione Liguria, che ha commentato soddisfatto all’Adnkronos Salute: «Lo dico dal primo giorno che i guanti sono inutili, finalmente ha prevalso il buonsenso».
Ma è tempo di ripensamenti, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità: ieri, nel corso di una conferenza stampa, la dottoressa Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell’OMS, aveva definito «molto rara» la possibilità di contagio da parte di persone asintomatiche. Affermazioni, che, effettivamente, avevano destato sorpresa: sono mesi, infatti, che si parla del ruolo degli asintomatici nella diffusione della malattia. Dopo qualche ora, la retromarcia: «Stavo rispondendo a una domanda e non esprimendo una posizione dell’Oms. Ho usato la parola “molto rara” e c’è stato un fraintendimento perché è sembrato che dicessi che la trasmissione asintomatica è globalmente molto rara. Mentre mi riferivo a un set di dati limitati».
«Bisogna differenziare – ha spiegato – ciò che noi sappiamo, ciò che non sappiamo e ciò che stiamo cercando di capire. Ciò che sappiamo sulla trasmissione di Covid-19 è che gli infetti sviluppano sintomi, ma in una parte di loro questo non avviene. Sappiamo che la maggioranza delle infezioni avviene da qualcuno che ha sintomi ad altre persone attraverso le goccioline di saliva infette. Ma c’è una proporzione di persone che non sviluppa sintomi e non sappiamo ancora quante siano, potrebbero essere dal 6% al 41% della popolazione che si infetta, a seconda delle stime. Sappiamo che alcuni asintomatici possono trasmettere il virus e ciò che dobbiamo chiarire è quanti sono gli asintomatici e quanti di questi trasmettono l’infezione. Ciò che ho detto ieri in conferenza stampa si riferiva a piccoli studi» ha puntualizzato.
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