L’ex ministra della Salute ha partecipato all’ultimo congresso Sumai: «Medici fondamentali per convincere quella nicchia di pazienti che non si vuole vaccinare»
Due le strade da seguire per superare i problemi del Ssn italiano sia precedenti al Covid che successivi. Avanti tutta con le vaccinazioni e medici in prima linea per convincere gli indecisi. Poche, semplici indicazioni quelle che l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin (oggi deputata per il Partito Democratico) ha dato nel corso del suo intervento nel corso dell’ultimo congresso Sumai-Assoprof, al quale ha partecipato «per essere vicina ai professionisti della Sumai e per ragionare insieme sulle grandi sfide del Covid e del post-Covid».
«La pandemia non è ancora finita – spiega Lorenzin –, quindi abbiamo bisogno del lavoro e della voce dei medici per cercare di convincere quella nicchia di pazienti che ancora non si vuole vaccinare. Non ci sono messaggi televisivi o social che tengano rispetto al rapporto one to one tra medici e pazienti in cui i nostri camici bianchi cercano di tranquillizzare le persone rispetto alle loro paure. Tutto questo è molto importante perché anche se abbiamo raggiunto un numero molto elevato di vaccinati non basta ancora». Insomma, «non siamo ancora al riparo dalla circolazione del virus, sia della variante Delta che di altre varianti che potrebbero arrivare».
Il secondo punto di cui l’ex ministra ha parlato riguarda il futuro del Servizio sanitario nazionale, che «richiede non solo un grande investimento ma anche capacità di scelta. È ormai evidente – spiega – che il sistema salute sia sovrapponibile a quello della sicurezza, e quindi c’è bisogno di cambiare i propri modelli sia di investimento sia di organizzazione ed essere un asset strategico del Paese». In che modo? «Da un lato utilizzando tutti i fondi del Pnrr, dall’altro aumentando strutturalmente il fondo sanitario nazionale facendolo arrivare al 9-10% del nostro Pil, in modo da poter gestire non solo i problemi che avevamo prima dell’arrivo del Covid ma anche quelli che abbiamo avuto dopo». E quindi «riorganizzare il sistema sulla prevenzione e sulla cronicità, investire sul personale sanitario sia dal punto di vista formativo che retributivo perché, essendo i professionisti meno pagati in Europa, sia il privato che gli altri Paesi possono rubarcelo».
«Quando introdussi l’obbligatorietà vaccinale cercavamo di convincere i genitori a vaccinare i figli, in quanto avevamo perso percentuali importantissime di vaccinazione su malattie come il tetano, la pertosse, la difterite e così via. Ma se ci pensiamo bene – spiega l’On. Lorenzin –, nel mio meccanismo relativo all’obbligatorietà, la sanzione era molto simile, ovvero il bambino non andava a scuola se non era vaccinato». Con il Green pass invece «non entri al cinema, al ristorante o anche al lavoro se non sei vaccinato. Ma questo serve per mettere in sicurezza tutti gli altri».
Il Green pass, a dir la verità, contiene un elemento in più rispetto all’obbligo vaccinale targato Lorenzin: il tampone. «Perché c’è gente che non solo non vuole sottoporsi al vaccino ma rifiuta anche il tampone? Questo non è possibile. Sono convinta però che dobbiamo realmente arrivare a vaccinare quasi tutti, perché è importante e necessario per uscire da questa crisi». Anche perché prevedere la direzione che prenderà una pandemia mondiale è compito difficilissimo: «Non sappiamo quale strada imboccheremo – spiega ancora Lorenzin – in quanto abbiamo ancora più di mezzo pianeta non vaccinato». Ciò significa che «il virus sta circolando liberamente ed è libero di evolversi in varianti che potrebbero bucare il vaccino». E questo, conclude l’ex Ministro della Salute, «ci porterebbe a ricominciare tutto daccapo».
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