Il direttore scientifico della Simit: «Vaccinarsi non preclude tutte le altre misure di contenimento. Diminuire la circolazione di patologie che danno manifestazioni polmonari renderà più agevole il riconoscimento e il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2»
«Contrarre l’influenza stagionale aumenta il rischio di ammalarsi di Covid-19». È questa l’ipotesi avanzata dagli scienziati dell’Università di Hong Kong, in un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet. Secondo i ricercatori “il virus dell’influenza potrebbe facilitare l’ingresso del SARS-CoV-2 nei polmoni, poiché alcuni ceppi influenzali aumenterebbero nelle cellule umane la presenza dei recettori ACE2, ovvero la proteina che permetterebbe l’ingresso del Coronavirus nel corpo umano”.
Aldilà delle ipotesi avanzate dagli scienziati cinesi, anche in occidente sono molti gli esperti che, in previsione di un nuovo picco epidemico durante il prossimo autunno, consigliano di vaccinarsi contro l’influenza stagionale e non solo.
Massimo Andreoni, primario del reparto di Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e protagonista del progetto “Covid-19 il virus della paura“, spiega il perché in un’intervista a Sanità Informazione.
Professore, un vaccino contro il Covid-19 non è stato ancora trovato, ma vaccinarsi contro l’influenza cosiddetta stagionale è importante. Per quale motivo?
«Esistono diversi virus che, per sintomi, possono dare quadri molto simili tra di loro, soprattutto quelle infezioni che attaccano le vie respiratorie. Ma se un paziente con polmonite è vaccinato contro l’influenza, l’eventuale diagnosi di SARS-CoV-2 potrà avvenire in modo molto più celere. Per lo stesso motivo, anche sottoporsi alla vaccinazione antipneumococcica accelererà la diagnosi in pazienti che presentano sintomi respiratori. Influenza stagionale e pneumococco, infatti, sono entrambi virus che possono manifestarsi attraverso sintomi simili a quelli del Covid-19».
E chi deve vaccinarsi?
«Tutti, partendo ovviamente dalle fasce più a rischio, ovvero gli over 65 e coloro che soffrono di malattie croniche, cardiopatie, insufficienza renale».
Quando vaccinarsi?
«L’influenza è un virus stagionale che tende a circolare particolarmente nel periodo invernale e all’inizio del periodo primaverile, con una massima incidenza tra novembre ed aprile. Pertanto, di regola, è consigliabile vaccinarsi tra ottobre e novembre. Il prossimo autunno, invece, sarà meglio anticipare un po’. Lo pneumococco circola tutto l’anno e, di conseguenza, è possibile vaccinarsi in qualsiasi momento, anche adesso».
E se dobbiamo vaccinarci tutti, ci saranno dosi a sufficienza per 60 milioni di persone?
«Dobbiamo prevedere e prevenire questo rischio, auspicando che si decida di rendere obbligatorie queste vaccinazioni per tutti e non solo per le cosiddette fasce deboli della popolazione».
Vaccinarci tutti accelererebbe le eventuali diagnosi di Covid-19. Ci sarebbero anche altri benefici?
«Sì. Perché se il Covid-19 dovesse ripresentarsi dovremmo evitare ad ogni costo che il suo picco possa coincidere con quello dell’influenza stagionale. Senza una vaccinazione antinfluenzale diffusa in tutta la popolazione, le due epidemie rischierebbero di coincidere e questa concomitanza metterebbe in grande difficoltà la sanità pubblica».
Vaccinarsi, dunque, eviterebbe di mettere ulteriormente sotto pressione il nostro SSN?
«Certo. Ma è evidente che vaccinarsi non preclude tutte le altre misure di contenimento. Non diventano meno rilevanti il distanziamento fisico, l’uso della mascherina, il lavaggio frequente delle mani, poiché tutte queste misure sono efficaci a prevenire la circolazione del Covid-19, ma anche di altre infezioni respiratorie. Abbiamo vaccini contro influenza e pneumococco, ma non contro tanti altri virus come quelli parainfluenzali, gli adenovirus, i rinovirus e tutti virus che possono dare manifestazione a livello dell’apparto respiratorio e che circolano, ogni anno, all’interno della popolazione. Per questo, mantenere queste ulteriori misure di precauzione e di prevenzione aiuterà a diminuire la circolazione di patologie che danno manifestazioni polmonari e renderà più agevole il riconoscimento e il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2».
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