Sul fronte vaccini, il 59,2% delle somministrazioni di Novavax è andato ad over 50 ma non c’è stato nessun boom di nuovi vaccinati. Il Presidente Gimbe: «Serviranno 7-10 giorni per capire se la risalita della curva coincide con l’inizio di una nuova ondata, con successivo impatto sugli ospedali, o si tratta semplicemente un semplice rimbalzo»
Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 2-8 marzo 2022, rispetto alla precedente, un lieve aumento di nuovi casi (279.555 vs 275.376)) e una diminuzione dei decessi (1.201 vs 1.488). In dettaglio:
«Dopo cinque settimane – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si arresta la discesa dei nuovi casi settimanali. Nonostante un calo del numero dei tamponi dell’8,8% rispetto alla settimana precedente. I nuovi casi si attestano intorno a 279 mila, con un incremento dell’1,5%. Una media mobile a 7 giorni che sale da 39.339 casi del 1° marzo a 39.936 l’8 marzo (+5,8%)».
Nella settimana 2-8 marzo si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi in 12 Regioni e una riduzione in 9: dal +37,4% dell’Umbria al -12,7% del Lazio. In quasi metà delle Province (49) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente. Salgono da 42 a 48 le Province con incidenza superiore a 500 casi per 100.000 abitanti. Il numero dei tamponi totali scende ulteriormente da 2.885.324 della settimana 23 febbraio 2022-1° marzo 2022 a 2.632.634 della settimana 2-8 marzo 2022(-8,8%).
«Sul fronte degli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – i posti letto occupati da pazienti COVID diminuiscono ulteriormente. Sia in area medica (-16,1%) che in terapia intensiva (-16,4%)». Diminuiscono ancora i decessi: 1.201 negli ultimi 7 giorni (di cui 95 riferiti a periodi precedenti), con una media di 172 al giorno rispetto ai 213 della settimana precedente.
Al 9 marzo (aggiornamento ore 06.17) l’85,5% della popolazione (n. 50.658.027) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+19.150 rispetto alla settimana precedente) e l’83,6% (n. 49.534.941) ha completato il ciclo vaccinale (+137.230 rispetto alla settimana precedente). Nonostante l’obbligo vaccinale e l’obbligo di green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, tra gli over 50 il numero di nuovi vaccinati scende ancora, attestandosi a quota 9.682 (-11,5% rispetto alla settimana precedente).
Dal 28 febbraio sono state somministrate 11.595 dosi vaccino Novavax, di cui il 59,2% in persone over 50, la maggior parte delle quali in età lavorativa. «La speranza – commenta Cartabellotta – che questo vaccino, basato su una tecnologia più tradizionale rispetto agli innovativi vaccini a mRNA, potesse convincere gli indecisi è stata disattesa. Purtroppo, sul fronte dei nuovi vaccinati nessun boom».
«Il recente incremento dei nuovi casi – conclude Cartabellotta – consegue verosimilmente all’interazione di vari fattori: rilassamento della popolazione, diffusione della più contagiosa variante Omicron BA.2, persistenza di basse temperature che costringono ad attività al chiuso, verosimile calo della protezione vaccinale nei confronti dell’infezione dopo qualche mese dalla dose booster. In ogni caso, al di là delle motivazioni, i dati dimostrano che la circolazione del virus è ancora molto elevata. Quasi 40 mila nuovi casi al giorno, oltre 1 milione di positivi e un tasso di positività dei tamponi all’11,4%. Serviranno 7-10 giorni per capire se la risalita della curva coincide con l’inizio di una nuova ondata, con successivo impatto sugli ospedali, o si tratta semplicemente un semplice rimbalzo. Nel frattempo, indipendentemente dalla scadenza dello stato di emergenza, è pura follia pensare di abbandonare l’utilizzo delle mascherine al chiuso, fondamentali per contenere il più possibile la trasmissione del contagio, vista anche la limitata efficacia del vaccino nel ridurre il rischio di infezione. Sul fronte delle vaccinazioni, considerato che un’ampia fetta della popolazione è suscettibile al contagio, rimane prioritaria la somministrazione del ciclo primario a 4,67 milioni di persone e del booster a 2,8 milioni. In particolare, agli over 50 a rischio elevato di malattia grave».
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