La perdita dell’olfatto a causa di Covid-19 potrebbe durare a lungo o addirittura per sempre. Uno studio rivela che una persona su 20 non l’ha recuperato dopo 18 mesi
La perdita d’olfatto potrebbe non essere un semplice sintomo dell’infezione Covid-19, ma una conseguenza che potrebbe durare moltissimo tempo o addirittura per sempre. I ricercatori del Karolinska Institute di Stoccolma hanno condotto una serie di test su 100 persone che avevano perso l’olfatto a causa del Covid-19 nel marzo 2020 e hanno scoperto che, 18 mesi dopo, quasi uno su 20 non lo ha recuperato. Non solo. Un terzo dei pazienti ha riportato una capacità olfattiva ridotta e quasi la metà ha lamentato di soffrire di parosmia, ovvero un senso dell’olfatto distorto.
Lo studio, pubblicato al momento in pre-print, ha rilevato che il 69 per cento delle persone guarite da Covid-19 ha riportato una perdita totale o parziale oppure una distorsione del senso dell’olfatto. E per molti questi sintomi continuano a perdurare. Già precedenti ricerche hanno suggerito che un numero significativo di persone ha continuato a riportare una perdita dell’olfatto sei mesi dopo essersi ripreso dalla malattia iniziale. Ma i risultati appena pubblicati indicano che, in una minoranza significativa, potrebbe durare anche più a lungo.
La perdita dell’olfatto o del gusto non sono sintomi rari per le persone colpite da virus respiratori, come raffreddore e influenza. Questo è in parte dovuto al fatto che il gonfiore alla gola e al naso può interrompere i recettori dell’olfatto e del gusto. Ma a volte i virus possono anche danneggiare i piccoli nervi nel passaggio nasale, riducendo drasticamente questo sensi anche dopo che il virus è stato eliminato dall’organismo. Non sappiamo ancora per quale motivo alcuni pazienti che hanno avuto Covid-19 non hanno ancora recuperato l’olfatto. Sappiamo solo che insieme a febbre e tosse, è una delle caratteristiche distintive e più sorprendenti del Covid 19. Di solito è accompagnato dall’incapacità di gustare qualsiasi cosa, poiché i due sensi sono intrinsecamente legati.
La comunità scientifica è comunque molto impegnata nella ricerca di strategie per aiutare i pazienti a recuperare l’olfatto e il gusto. Tra gli approcci più promettenti c’è quello sviluppato da Arianna Di Stadio, ricercatore onorario presso il Laboratorio di Neuroinfiammazione del UCL Queen Square Neurology di Londra, docente di Neuroscienze all’Università di Perugia. La scienziata ha coordinato uno studio che collega la perdita di gusto e olfatto con alterazioni neuroinfiammatorie. I risultati propongono un metodo nuovo che consente il recupero dell’olfatto. Il metodo si basa su un training olfattivo insieme alla somministrazione degli agenti neuroprotettivi e antinfiammatori Palmitoiletanolamide (PEA) e Luteolina (PeaLut), sostanze selezionate in base al loro meccanismo di diminuzione della neuroinfiammazione. «Questo approccio multimodale si basa sulla riduzione della neuroinfiammazione all’interno del sistema olfattivo per creare un ambiente rigenerativo favorevole alla ripresa», spiega Di Stadio.
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