Dopo più di tre anni di pandemia i casi di reinfezione si sono moltiplicati in tutto il mondo e anche in Italia. Secondo le attuali evidenze scientifiche le reinfezioni potrebbero essere tutt’altro che innocue, soprattutto per le persone più fragili
Dopo più di tre anni di pandemia i casi di reinfezione si sono moltiplicati in tutto il mondo e anche in Italia. Nella settimana dal 16 al 22 gennaio, secondo il report dell’Istituto superiore di sanità, la percentuale di reinfezioni da Covid è stata del 27,8%, in aumento rispetto a quella precedente pari invece al 24,9%. Con un numero maggiore di seconde, terze o anche quarte infezioni in tutto il mondo quello che si sta cercando di capire è se i contagi ripetuti nel tempo possano portare a forme di più gravi della malattia. Le evidenze sono ancora limitate, ma i dati disponibili mostrano che mentre la maggior parte delle persone reinfettate guarisce in pochi giorni, ci sono casi in cui l’infezione si presenta in maniera più complicata, come riferisce Josh Fessel, pneumologo presso il National Center for Advancing Translational Sciences, a Bethesda.
Secondo Fessel valutare l’impatto della reinfezione, specialmente con l’insorgenza di nuove varianti del virus più contagiose, è una priorità urgente. Il primo studio sui rischi per la salute da infezioni ripetute è stato pubblicato lo scorso novembre. Un team di ricercatori guidato da Ziyad Al-Aly, un epidemiologo clinico della Washington University, a St. Louis, e i suoi colleghi hanno concluso che le persone reinfettate hanno il doppio delle probabilità di morire e il triplo delle probabilità di essere ricoverate in ospedale con Covid rispetto a quelle infettati una sola volta, indipendentemente dallo stato vaccinale. Il team di Al-Aly ha esaminato i dati di quasi mezzo milione di pazienti Covid trattati dal Dipartimento per gli affari dei veterani degli Stati Uniti, tra marzo 2020 e aprile 2022. Tra questi, circa il 10% era stato infettato dal virus Sars-CoV-2 tra le due e le quattro volte. Alcuni pazienti hanno continuato ad avere sintomi durante i sei mesi di follow-up, riferisce Al-Aly, e la gravità della malattia è solitamente peggiorata ad ogni nuova infezione Covid. Si tratta tuttavia di uno studio che ha coinvolto un campione di persone con età avanzata e con patologie pregresse.
«I risultati di questo studio erano imprevisti», commenta su Scientific American Stanley Perlman, microbiologo presso il Roy J. and Lucille A. Carver College of Medicine dell’Università dell’Iowa, che non è stato coinvolto nello studio. «Ci saremmo aspettati che la malattia ripetuta fosse più lieve grazie all’immunità sviluppata dalla prima infezione», aggiunge. Perlman sottolinea anche che i risultati del team di Al-Aly devono ancora essere convalidati in altre popolazioni e che sono necessarie ulteriori ricerche sulle reinfezioni, specialmente tra le persone vaccinate esposte a nuove varianti. La maggior parte dei ricoveri e dei decessi per Covid si verificano tra gli anziani e nelle persone non vaccinate o immunocompromesse, afferma Perlman. Ma per le persone al di fuori di questi gruppi, «penso che la maggior parte delle infezioni successive siano più lievi di quelle iniziali», ipotizza. Tuttavia, i dati recenti rafforzano le evidenze di Al-Aly secondo cui le infezioni ripetute possono essere gravi, fornendo al contempo nuove informazioni su quello che aumenta i rischi per le persone vulnerabili.
Uno studio in preprint, pubblicato a gennaio senza esser stato ancora sottoposto a revisione paritaria, ha riferito che la gravità della prima infezione prevede quanto grave potrebbe essere la malattia se colpisse di nuovo. In questo caso i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche elettroniche di una popolazione più diversificata di 1,5 milioni di pazienti Covid trattati negli ospedali statunitensi tra il 1° marzo 2020 e il 1° luglio 2022. Quasi il 6% di questi individui era stato infettato più di una volta e nella maggior parte dei casi, le reinfezioni si sono verificate quando la variante originale di Omicron si stava diffondendo, cioè da novembre 2021 a metà marzo 2022. Tra quelli ricoverati in ospedale con Covid grave la prima volta, quasi la metà è stata nuovamente ricoverata in ospedale quando è stata reinfettata. Al contrario, circa il 90% delle persone con infezioni iniziali lievi ha evitato il ricovero in ospedale quando si è ammalato di nuovo.
I ricercatori, inoltre, hanno scoperto che le reinfezioni erano anche associate a rischi elevati di Long Covid, sintomi persistenti come affaticamento, mancanza di respiro e annebbiamento del cervello che persistono mesi o anni dopo un’infezione iniziale. Ma la base di questo collegamento a non è chiaro. Potrebbero esserci in gioco fattori biologici o forse «i medici stanno semplicemente documentando un arretrato di Long Covid con il nuovo codice diagnostico, che è diventato disponibile alla fine del 2021», afferma Emily Hadley, scienziata dei dati presso RTI International, un istituto di ricerca senza scopo di lucro a Durham e prima autrice dello studio. Un motivo in più, secondo i ricercatori, per vaccinarsi ed effettuare tutti i richiami raccomandati. Il ragionamento è piuttosto logico: poiché i vaccini attenuano la gravità delle prime infezioni Covid, per estensione, dovrebbero limitare anche la gravità delle infezioni future.
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