Non possiamo aspettarci un vaccino specifico per i bambini prima del 2022, ma ciò non significa assenza di protezione. Con il dottor Russo (coordinatore vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria) discutiamo di come proteggerli anche senza un prodotto specifico e cosa fare se si convive con minori a rischio
L’Italia ha superato il milione di vaccinati al Covid-19 venerdì scorso. Ne ha dato l’annuncio il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, promettendo un ulteriore impegno per migliorare le tempistiche. Seguendo la distribuzione secondo il criterio di necessità stabilito, per ora restano fuori circa 9 milioni di bambini e ragazzi per cui i vaccini attualmente a disposizione non sono stati brevettati.
I prodotti ad oggi in circolazione in Europa – i vaccini Pfizer e Moderna – sono stati dichiarati sicuri dai 16 anni in su nel primo caso e dai 18 in su nel secondo. I più piccoli non sono infatti stati inclusi nei trial clinici del 2020 e per ora le campagne vaccinali non li riguarderanno. Si tratta di una possibilità rischiosa per la sconfitta del Covid-19? Quando ci si può aspettare un vaccino studiato anche per loro?
Sanità Informazione ha raggiunto il dottor Rocco Russo, coordinatore del tavolo tecnico vaccinazione della Sip (Società Italiana di Pediatria) e disegnato con lui lo scenario dell’immunizzazione italiana nel futuro.
«Questa è una situazione quanto mai straordinaria – ha ricordato – e l’esigenza della creazione di un vaccino contro questo virus è venuta per prevenire le morti da Covid-19 e raggiungere al più presto l’immunità di gregge per il Sars-CoV-2». Quando si mette in atto un programma di «prevenzione primaria» in sanità pubblica si deve iniziare a dare una priorità di offerta vaccinale che tenga conto del rischio di malattia, della tipologia di vaccino e della sua stessa disponibilità.
«Fortunatamente – ha proseguito l’esperto – il Sars-CoV-2 non predilige in maniera rilevante la fascia pediatrica, per cui l’interesse della comunità scientifica si è orientato nel mettere in atto uno strumento di protezione che andasse a tutelate particolarmente le fasce di età maggiormente colpite dal virus, quali quella adulta e anziana».
Va chiarito che per l’età pediatrica «risulta essere necessario mettere in atto una serie di studi che vanno valutati attentamente». Anche perché il bambino, «specie da 0 a 2 anni, non ha un sistema immunitario che possa permettere di garantire un’adeguata risposta anticorpale con lo stesso dosaggio e lo stesso numero di dosi previsto per la fascia adulta».
Le case farmaceutiche stanno iniziando in questo momento studi ad hoc per la popolazione pediatrica. «L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha concordato con alcune aziende farmaceutiche uno specifico piano per la sperimentazione del vaccino nei bambini; si dovrebbe iniziare con la fascia di età tra i 12 e i 17 anni. Si tende a scendere gradualmente, in quanto fino a 16 anni il vaccino Pfizer è disponibile, Moderna invece fino a 18. I trial clinici che sono attualmente in corso però non mostreranno immediatamente risultati».
Tempistiche? «Sicuramente non quest’anno, è credibile avere un prodotto finito verso la metà o la fine del 2022». «Bisogna capire però – ha voluto puntualizzare il coordinatore del tavolo vaccinazioni Sip – che anche se avessimo avuto a disposizione il vaccino per la fascia pediatrica, nell’ottica di una distribuzione per priorità i bambini sarebbero comunque stati gli ultimi. Questo rispetto alle fasce e le tipologie ritenute a maggior rischio di complicanze della malattia da Sars-CoV-2».
Un principio che ha messo d’accordo tutti i Paesi del mondo, con poche eccezioni enumerate dall’esperto. «Il Regno Unito – ha detto – ha ipotizzato altresì la possibilità di vaccinare anche bambini a rischio per i quali non ci sono ancora studi in atto, in quanto il rapporto costo-beneficio sarebbe a vantaggio dello stesso beneficio della vaccinazione, ma in Italia per ora non è così».
Dunque, a breve tempo, immaginare un’immunizzazione totale della popolazione che includa anche bambini e adolescenti è molto difficile. Ma si può pensare che l’assenza di protezione permetterà a Covid-19 di circolare ancora e prevalentemente tra la popolazione pediatrica quando le altre categorie saranno immunizzate. Questo non potrebbe mettere a rischio chi non sarà vaccinato allora?
«In un’ottica di sanità pubblica certamente questo è vero, però se raggiungeremo, soprattutto in tempi brevi, un’alta protezione vaccinale negli adulti si arriverà a garantire una protezione anche nei bambini».
È la legge dei grandi numeri, chiarisce il dottor Russo. «Con un’alta copertura vaccinale nella fascia adulta ed anziana abbiamo comunque la possibilità di ridurre la circolazione del virus, cosa di cui beneficerebbero indirettamente anche i più piccoli. Ma in questo momento l’obbiettivo resta quello di proteggere le categorie a rischio di complicanze della malattia da Covid-19».
Ai genitori che temono per i propri figli, minori con patologie croniche o fragilità, il dottor Russo raccomanda di non dimenticare le ben note precauzioni finora prese da tutti noi per contenere la diffusione del virus: uso di mascherina (quando le condizioni cliniche del bambino ne dovessero permettere l’uso), distanziamento sociale, igiene delle mani sono le prime armi; il vaccino è un valido intervento di sanità pubblica che arriverà in seguito.
«Sicuramente in futuro – ha precisato – verranno individuate specifiche raccomandazioni per chi convive con minori in condizione di fragilità. Se il soggetto non può essere vaccinato, dovrà beneficiare di una strategia di protezione indiretta, conseguente alla vaccinazione di tutti i soggetti che sono a contatto con lui».
Dunque, niente paura. «Mi preme raccomandare tranquillità ai genitori – conclude Russo –. Uso di mascherine, distanziamento, igiene delle mani quest’anno ci hanno portato a numeri di contagiati dall’influenza mai così bassi. Significa che anche questo tipo di prevenzione funziona. L’assenza momentanea del vaccino non va vissuta come un pericolo per i bambini, in quanto abbiamo a disposizione anche validi strumenti di prevenzione e contrasto della diffusione del virus pandemico. Basta solo non abbassare la guardia nel metterli sempre in atto».
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