Più cibo confezionato e junk food, come abbiamo cambiato la nostra alimentazione con l’avvento del Covid? I rischi dell’emotional eating e i consigli dell’Iss per mantenere una vita sana
A dicembre 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciava l’allarme per una nuova e sconosciuta epidemia che stava affollando gli ospedali cinesi. Il 31 gennaio 2020, il governo italiano proclamava lo stato di emergenza e il Covid-19 entrava ufficialmente nelle vite di tutti. Dalle mascherine al modo di festeggiare, la pandemia ha sconvolto la quotidianità degli italiani e uno degli aspetti più colpiti è stato l’approccio verso l’alimentazione.
Dagli assalti ai supermercati, passando per la spesa online e poi per il sostegno alle botteghe di quartiere, le abitudini alimentari sono cambiate più volte, facendo registrare dati anomali. Proprio agli inizi del lockdown, tra il 24 febbraio ed il 15 marzo, il sistema Coop Italia registrava un +14,6% sulle vendite totali. Con il cibo confezionato a raggiungere, da solo, un +10,3% in quanto più facilmente conservabile e adatto alle uscite limitatissime del periodo.
Così gli italiani, tra i primi sostenitori dei “cibi freschissimi” in Europa, si sono ritrovati ad acquistare in massa farina, carne in scatola, legumi secchi e lievito di birra. Quest’ultimo arrivato a un +149% e protagonista dei tentativi culinari di ognuno tra le mura domestiche. Pasta, latte uht, biscotti e riso seguivano subito dopo, confermando l’attitudine “bunker” nel fare la spesa per il primo mese di chiusura.
Al rialzo anche i numeri del comfort food, come chiarito in questa statistica sull’alimentazione in tempo di Covid, che mostrano come gli italiani siano ricorsi a cibi succulenti e più ricchi di zuccheri per sopperire alla difficile situazione psicologica creata dal confinamento.
Affettati e patatine, rispettivamente +32,4% e +31,3%, sono stati i prodotti più scelti, seguiti dalla cioccolata (+21,9%) e gli aperitivi (+17%). Un meccanismo di “coping” per gestire l’ansia e il forte stress di quei giorni, che ha preoccupato medici ed esperti.
È l’emotional eating o disturbo da alimentazione compulsiva, come definito da Leonardo Mendolicchio esperto di disturbi del comportamento alimentare nell’ospedale Piancavallo. Patologia che ha raggiunto un +30% già durante il mese di maggio, con un sostanzioso aumento delle richieste di assistenza. A preoccupare maggiormente sono bambini e ragazzi, più esposti a un rapporto complesso con il cibo. Usarlo come distrazione e “premio” ha poi portato, in alcuni casi, a disturbi veri e propri che ora il Sistema sanitario nazionale dovrà prepararsi ad affrontare con risorse appropriate.
In Italia sovrappeso e obesità colpiscono circa 1 milione e 700mila ragazzi. La chiusura delle scuole e l’obbligo di stare in casa riducono ulteriormente le possibilità di mantenere uno stile di vita sano. Chi è affetto da obesità rischia così di subire un isolamento ulteriore, che può mettere a dura prova la loro salute psicologica. Aumentare la disparità potrebbe quindi aumentare anche il rischio di esporsi all’obesità in un momento di debolezza della forza di volontà.
Genitori e pediatri per primi, ma anche medici e pazienti adulti sono spinti a concentrarsi sul controllo del comportamento alimentare proprio e altrui. Specie ora che i primi studi dimostrano come l’obesità sia una delle caratteristiche che contribuiscono ad aggravare l’infezione da Covid-19.
L’Istituto Superiore di Sanità ha invitato tutti ad approfittare di questo periodo di costrizione in casa per migliorare il rapporto con il cibo e trarne vantaggio per la propria salute. Tre i consigli principali: riservare più tempo alla preparazione dei pasti, recuperare la colazione come pasto più importante della giornata e aumentare il consumo degli alimenti importanti come verdure e legumi.
Questi ultimi considerati anche “elementi chiave” per risvegliare e rafforzare il sistema immunitario contro Covid-19. Per esempio, secondo le statistiche sull’alimentazione, le lenticchie ricche di zinco e le cipolle, ottime per produrre enzimi contro i radicali liberi. Ancora il selenio contenuto nei fiocchi d’avena per risvegliare i muscoli e la vitamina C dei ravanelli, che migliora la circolazione sanguigna nella mucosa nasale. Senza scordare il finocchio, ricco di oli essenziali per la flora intestinale e i famigerati cavoletti di Bruxelles, indicati per l’acido folico.
Anche le nuove modalità di lavoro post-Covid hanno contribuito a diffondere il binge-eating nell’alimentazione degli italiani. Lo smart-working e le giornate trascorse sulla scrivania non devono, si legge nel documento Iss, servire ad accumulare snack e fare pause poco salutari. Una speciale attenzione deve essere dedicata a zuccheri e carboidrati, da limitare sempre ma con particolare impegno quando il movimento è così ridotto come nel periodo che stiamo vivendo. Per farlo potrà essere utile non riempire eccessivamente il frigo e quindi modificare quella tendenza che ha dominato i primi frenetici mesi dell’anno.
Mentre con il 2021 gli esperti ammettono che la pandemia potrebbe non finire, quel che dovrà trovare un aggiustamento sono tutti quei comportamenti sbagliati messi in moto per reazione ad un evento inatteso. Convivenza con il virus dovrà significare anche recuperare il controllo della propria salute e concentrarsi sul mantenerla, a discapito della vita frenetica di prima.
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