Gli studi sono andati avanti, dimostrando che Sars-CoV-2 si trasmette per via aerea e molto raramente da superfici. Allora perché le agenzie di sanità pubblica non correggono le loro guide? Bisogna concentrarsi sulla depurazione dell’aria non sull’igienizzazione costante
Dopo un anno di convivenza forzata con Sars-CoV-2, i test mostrano risultati decisamente più chiari. Il virus si trasmette per via aerea, dalle goccioline (droplets) che viaggiano in forme grandi e piccole quando una persona parla o respira. Raccoglierlo dalle superfici, per quanto possibile, è estremamente raro.
In sostanza, disinfettare la spesa e tavoli e sedie in ufficio potrebbe non essere essenziale come abbiamo pensato finora. Su Nature, un articolo mette insieme tutte le considerazioni accumulate dagli esperti. Invitando le agenzie di sanità pubblica a correggere le comunicazioni ufficiali. Che ancora invitano a igienizzare spesso le superfici per sottrarsi a una minaccia che non sembra così reale.
Ancora lo scorso ottobre l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicava una guida in cui si consiglia ancora di «evitare di toccare superfici in ambienti pubblici, qualcuno con Covid-19 potrebbe averle toccate prima di te. Pulisci regolarmente i luoghi dove ti appoggi». Dunque i “fomiti” – parola tecnica che sta a indicare un oggetto che contaminato da un virus ne diventa veicolo – restano per l’Oms un pericolo a tutti gli effetti. Eppure, alcuni esperti dell’organizzazione hanno ammesso che a dimostrarlo ci sono prove piuttosto limitate.
Per esempio, in un articolo del microbiologo Emmanuel Goldman su The Lancet, si sottolinea come il rischio di trasmissione da fomiti sia stato in precedenza calcolato su scenari che non sono considerabili come “di vita reale”. La sopravvivenza più lunga (6 giorni) del coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave sulle superfici si individuava posizionando un campione iniziale di titre del virus molto grande sulla superficie in fase di test. Questo è stato poi lo standard per tanti lavori successivi, che hanno parlato di cinque e poi due giorni di sopravvivenza.
«Nessuno di questi studi presenta scenari simili a situazioni di vita reale» scrive Goldman. Uno studio ha scoperto che in realtà il coronavirus umano 229E sopravvive per sole 3-6 ore (a seconda della superficie testata) e il coronavirus umano OC43 per sopravvivere per un’ora, dopo essersi asciugato su varie superfici tra cui alluminio, guanti chirurgici in lattice sterile e spugne sterili. «A mio parere – ha chiarito – la possibilità di trasmissione attraverso superfici inanimate è molto piccola, e solo nei casi in cui una persona infetta tossisce o starnutisce sulla superficie, e qualcun altro tocca quella superficie subito dopo la tosse o lo starnuto (entro 1-2 h)».
Seguendo però suggerimenti quantomeno confusi, sottolinea Nature, ancora molti luoghi di lavoro o svago come anche le singole persone continuano a concentrare le proprie energie sulle superfici. Dimenticando quanto più efficaci ed essenziali siano le mascherine, la ventilazione degli ambienti e il distanziamento appropriato. Per esempio la Metropolitan Transit Authority di New York ha ammesso che dei 380 milioni di dollari stimati per combattere Covid sui mezzi, la maggior parte è stata finora dedicata alla disinfezione mentre ora si chiede di concentrarsi sulla lotta ai droplets aerei.
Depuratori d’aria, sistemi di ricircolo testati e studio attento di piani di ventilazione dovranno invece essere il futuro. Le informazioni chiare sono essenziali ed è dovere dell’Oms e delle altre agenzie agire di conseguenza.
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