L’eventualità di una nuova pandemia da Covid è stata espressa dal biologo Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, che ha condotto un’analisi statistica consegnata alla Casa Banca. Nel Sud-Est Asiatico è boom di nuovi casi. Arturo in crescita in 40 Paesi
Il rischio che esploda nei prossimi anni una nuova pandemia da Covid-19 è concreto. A pochi giorni dalla dichiarazione dell’Oms della fine dell’emergenza sanitaria, alcuni scienziati statunitensi hanno lanciato un nuovo allarme. In un rapporto inviato alla Casa Bianca, gli studiosi, così come rivelato dal Washington Post, avrebbero messo in guardia le istituzioni sul rischio di una nuova ondata del Sars-CoV-2, entro il 2025. Il pericolo sarebbe causato dalla comparsa di un’altra variante del virus diversa da Omicron.
L’eventualità è stata espressa dal biologo Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, che ha condotto un’analisi statistica sulle possibilità di una nuova ondata di casi di coronavirus. «Le probabilità che ciò accada, ossia che ci si trovi a fronteggiare un’ondata di infezioni come quelle causate dalla variante Omicron da oggi al 2025 – ha detto lo scienziato al Washington Post – sono circa il 40%. Non vedo perchè un evento simile abbia meno probabilità di verificarsi oggi che nei primi due anni della pandemia – ha aggiunto – e, anche se oggi la pandemia appare finita, un Covid endemico resta una forte preoccupazione per la salute». E Trevor Bedford non è l’unico a pensarla così: a sostenere la sua teoria ci sono anche altri scienziati, tra cui Eric Topol, direttore dello Scripps Research Translational Institute, che hanno reso noto il rilevamento delle possibili varianti di “lignaggio criptico”, ossia ancora non identificate, ma che non hanno nulla a che fare con Omicron e che sono già state osservate negli Stati Uniti, nelle acque reflue.
Intanto, nel mondo l’epidemia da Covid-19 continua ad allentare la sua presa. Dal 3 al 30 aprile sono stati segnalati quasi 2,8 milioni di nuovi casi e oltre 17mila decessi. Numeri che fanno calare del 17% la percentuale dei contagi e del 30 quella delle morti. Fanno eccezione il Sud-Est Asiatico, dove il numero di persone contagiate è aumentato del 454%, il Pacifico Occidentale dove la crescita è stata decisamente più contenuta, +15%, e il Mediterraneo Orientale con un +8% di nuovi casi. I contagi sono calati in Africa (-49%), Europa (-37%) Americhe (-34%). I decessi, invece, diminuiti nella regione del Pacifico occidentale (-56%), in Europa (-44%), in Africa (-33%) e nelle Americhe (-21%), mentre sono aumentati nel Mediterraneo orientale (+61%) e nel Sud Est Asiatico (+317%). L’Italia è terza, in Europa, per casi e decessi.
Arturo, la variante già ampiamente diffusa in India, continua a farsi strada anche nel resto del mondo. Secondo il bollettino settimanale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata già segnalata in 40 Paesi. Attualmente, sono due le varianti del virus SarsCoV-2 sotto la lente degli scienziati: la XBB.1.5, soprannominata Kraken, e la XBB.1.16, meglio conosciuta con il nome Arturo. Kraken è stata individuata in 106 Paesi e nella settimana dal 10 al 16 aprile rappresentava il 46,7% delle sequenze, in calo rispetto al 49,3% della settimana che va dal 13 al 19 marzo. Arturo tra il 10 e il 16 aprile 2023 rappresentava il 5,7% delle sequenze analizzate a livello globale, in forte crescita percentuale rispetto al 2% riscontrato soltanto un mese prima. Sotto monitoraggio anche altre 7 varianti: Centaurus (BA.2.75), Orthrus (CH.1.1), BQ.1, XBB, XBB.1.9.1, XBB.1.9.2 e XBF.
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