La testata inglese loda l’Italia e la sua capacità di contenere il virus contro la seconda ondata europea. Ecco i tre fattori della strategia che funziona
L’Italia che ce la fa e che diventa modello per tutti gli altri Paesi. È quella che racconta il Financial Times, in un articolo che delinea i tanti passaggi della pandemia italiana e le strategie che si sono rivelate efficaci. «Mentre Francia e Spagna affrontano la seconda ondata», si legge, l’Italia «mantiene il controllo dopo il primo brutale approccio».
«La vita sembra normale nella maggior parte del paese: i ristoranti e i bar sono aperti, le persone si godono gli ultimi giorni d’estate al mare e i ragazzi sono tornati a scuola». Una descrizione quasi idilliaca, che però non dimentica gli oltre 1.500 casi giornalieri che si presentano da qualche settimana. Messi, però, a paragone con i 10 mila dei nostri vicini, mostrano «un percorso alternativo», secondo la testata inglese.
Tre le principali ragioni per cui l’Italia sarebbe in vantaggio, la prima viene definita “vantaggio del primo ad agire“. Il FT si confronta con il virologo italiano Fabrizio Pregliasco, che parla della decisione di chiudere tutto per primi e di allentare poi le restrizioni molto lentamente. «Questo ha concesso al governo grande facilità nel reintrodurne in seguito se necessarie», spiega.
Il prolungamento dello stato di emergenza e la possibilità di regolare le restrizioni con i decreti legge vengono citati come buone norme per affrontare l’autunno. Contro i “poteri di emergenza” della Spagna, scaduti il 21 giugno scorso. Una lode estesa anche alle aziende italiane, che hanno scelto di prolungare lo smart-working o hanno riaperto con precise norme di sicurezza. «Mascherine tutto il giorno, controllo della temperatura, distanziamento e tamponi gratuiti», si citano.
Una seconda motivazione, certamente sorprendente considerata la tradizionale visione stereotipata degli italiani, è «l’elevato rispetto e l’applicazione ancora più rigorosa delle regole» da parte della popolazione. I cittadini italiani indossano le mascherine, nei negozi e sui mezzi pubblici. I gestori di negozi e ristoranti raccolgono tutti i contatti degli avventori.
«Secondo un sondaggio dell’Imperial College di Londra, l’84% degli italiani si dichiara “molto o abbastanza disposto” a indossare una mascherina, contro il 76% degli inglesi», scrive il FT. Anche grazie alle multe e sanzioni imposte a chi si rifiuta di rispettare le misure nei luoghi pubblici.
Il comportamento individuale e la responsabilità di ognuno hanno un ruolo molto importante, come racconta alla testata inglese Ferdinando Luca Lurini, direttore della terapia intensiva nell’ospedale di Bergamo. «Siamo passati dall’essere il Paese più colpito a uno dei più virtuosi nella gestione della pandemia, grazie alla chiarezza delle regole sin dall’inizio e alla volontà di ognuno di rispettarle».
Pochi giorni fa, proprio cavalcando questo impegno italiano, il premier inglese Boris Johnson aveva bollato questo atteggiamento di attenzione come frutto del fatto che «gli italiani non amano la libertà». Oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto a ribadire che «sì gli italiani tengono alla libertà, ma anche alla serietà», chiudendo la querelle.
Terza e ultima ragione citata dal Financial Times è «la precisione dell’Italia nel testare e monitorare l’andamento della pandemia». Un paese che il virologo Andrea Crisanti descrive come focalizzato sui test di massa e sulla sorveglianza dei contatti. «Più o meno il 2% dei test che si fanno risultano positivi, a confronto con il 13% in Spagna, il che suggerisce che il virus è molto meno diffuso», si legge.
Si cita l’atteggiamento virtuoso verso il focolaio in Sardegna e l’attività di tamponi drive in al porto di Civitavecchia e quella di tamponi rapidi negli aeroporti. «Mentre sono in pochi a voler sfidare il destino verso l’inverno, c’è una buona probabilità che l’Italia possa continuare a controllare il virus», conclude la testata inglese.
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