Il Direttore generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea, Sandra Gallina, in audizione al Senato, spiega: «Non ci sarà nessuno che farà da cavia: destineremo 12-15 milioni di euro al monitoraggio, a cura dell’EMA, di ogni evento avverso». E poi rassicura: «Non è vero che ci vogliono 10 anni per fare un vaccino»
«I vaccini sono una cosa molto emotiva. Noi come Unione europea non pensiamo necessariamente che l’obbligatorietà sia una buona idea, perché alle fine questo si ritorce contro». Parola di Sandra Gallina, Direttore generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea, in audizione in videoconferenza con le commissioni Sanità e Politiche Ue del Senato, a proposito delle politiche di competenza della Direzione, con particolare riferimento alla questione dei vaccini anti Covid-19.
Gallina ha parlato a lungo delle strategie vaccinali dell’Unione europea contro il Covid-19: «Tutti gli Stati membri avranno un accesso uguale a tutti i vaccini, e saranno gratuiti, perché il vaccino è stato interpretato come un bene comune». Gallina ha poi rassicurato: «Non ci sarà nessuno che farà da cavia: destineremo 12-15 milioni di euro al monitoraggio, a cura dell’EMA, di ogni evento avverso».
Il primo punto su cui ha puntato la Commissione europea è la sicurezza: «Se ci sono danni le case farmaceutiche dovranno provvedere, la responsabilità è in capo alle case farmaceutiche. È stato un punto non facile da trattare e che mi ha tolto un po’ di sonno» racconta Gallina che poi spiega: «Abbiamo un comitato scientifico formato da personalità indipendenti. Sappiamo quali sono i dieci migliori vaccini. Per noi il primo criterio è la sicurezza, poi l’efficacia e il prezzo. Noi abbiamo pagato i nostri vaccini il giusto, mediamente un terzo degli americani. Non avevamo troppi soldi e non potevamo spendere più di 15 euro a dose. Inutile negarlo, c’è anche un discorso economico nei vaccini».
Il Direttore generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea ha poi fatto un excursus sui vaccini selezionati: su 165 vaccini in campo ne sono stati scelti dieci: «Ci siamo dotati di un portafoglio di tre tecnologie, forse ne avremo una quarta che è la più antica. Una tecnologia è quella solita del virus influenzale ed è quella della Sanofi. Arriverà nella seconda metà del prossimo anno. Poi abbiamo due nuove tecnologie: una basata sugli adenovirus (Johnson e Johnson e Astrazeneca) e l’altra con il messaggero RNA (BioNTech, Moderna e CureVac)».
«Siamo come di fronte alla candela e alla lampadina, tutti e due fanno luce ma il futuro dei vaccini potrebbe essere con la tecnologia a mRNA. Quanto durerà l’immunizzazione di questi vaccini però ancora non si sa», spiega Gallina.
Quelli più difficili da conservare (richiedono una temperatura di -70 gradi) sono CureVac e BioNTech, mentre Sanofi e Johnson e Johnson avranno meno complicazioni da questo punto di vista.
«Circolano voci secondo cui ci vogliono dieci anni per fare un vaccino: non è vero e lo ha detto anche Anthony Fauci. Il vaccino è un investimento rischioso e le case farmaceutiche difficilmente si imbarcano in queste imprese: per questo UE ha pagato il fattore rischio iniziale».
Infine, una considerazione su che percentuale di popolazione dev’essere vaccinata per avere dei risultati concreti: «L’Oms ha detto che per cominciare bisogna avere un 30% della popolazione vaccinata. Ma la Germania vuole vaccinare il 100% della popolazione».
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