Le Regioni chiedono di rivedere il sistema di conteggio dei casi positivi in ospedale, mentre i medici vogliono lasciare invariati i bollettini. In discussione c’è anche il sistema dei colori delle Regioni e la comunicazione dei dati sui contagi al pubblico. Attesa la decisione del Ministero della Salute
Da un lato ci sono le Regioni che chiedono di rivedere il sistema di conteggio dei casi positivi in ospedale, dall’altro scienziati e medici che vogliono lasciare invariati i bollettini. Tra i governatori e i camici bianchi è guerra aperta. Il Cts raccomanda di non modificare nulla, mentre la bozza di una circolare del Ministero della Salute, non firmata, sembra accogliere le richieste delle Regioni. In discussione c’è anche il sistema dei colori delle Regioni, così come anche le modalità di comunicazione al pubblico dei dati sui contagi.
La richiesta delle Regioni è di considerare casi Covid solo i sintomatici nel conteggio dei positivi ricoverati, escludendo chi ha anche altre patologie ed è in ospedale per altri motivi (dai traumi a interventi). In questo modo si ridurrebbe la percentuale di occupazione in area medica e quindi si eviterebbe il passaggio alla zona arancione o addirittura a quella rossa. Nella circolare del ministero della Salute, mai ufficializzata, si vogliono sostanzialmente accontentare le Regioni. Si legge nella bozza: «il paziente ricoverato per cause diverse che risulti positivo al test per Sars-Cov-2, ma asintomatico per Covid 19, qualora sia assegnato in isolamento al reparto di afferenza della patologia per la quale si rende necessario il ricovero, pur essendo tracciato come ‘caso’ non sarà conteggiato tra i ricoveri dell’Area Medica Covid, fermo restando il rispetto del principio di separazione dei percorsi e di sicurezza dei pazienti». Il ministero della Salute ha promesso che a breve si farà chiarezza. «Si deve adeguare il nostro modello alla fase epidemiologica che stiamo vivendo”, ha dichiarato il ministro Roberto Speranza, annunciando l’apertura di un tavolo tecnico sull’argomento.
Scienziati e medici non hanno dubbi sulle proposte delle Regioni. L’Ordine dei medici le ha definito come «operazioni di maquillage che camuffano la tragicità e la portata della pandemia». Per il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta serve solo a «sottostimare il reale sovraccarico degli ospedali, aumenta l’impatto organizzativo e il carico di lavoro degli operatori sanitari e presenta numerosi rischi». Il sindacato dei medici dirigenti ospedalieri Anaao Assomed ha parlato di «gioco delle tre carte» da parte delle Regioni. «Il nuovo sistema di conteggio dei pazienti ricoverati per Covid, che scorpori i ricoverati per altre cause, richiesto dalle Regioni, rappresenta un mero espediente di equilibrismo contabile», si legge in una nota. «Tutti gli ospedali hanno evidenti problemi di personale e posti letto – continua il sindacato – e necessitano non di fumose e oziose discussioni sui metodi di calcolo quanto di soldi e risorse fresche, come Anaao chiede da tempo. In una Italia che ha un basso tasso di posti letto per mille abitanti rispetto al resto d’Europa (3,2‰ vs 5‰), la riconversione dei reparti, a qualsiasi titolo avvenga, determina evidenti limitazioni per il ricovero delle patologie “ordinarie”. Tanto più che è probabile un prossimo ulteriore aumento della pressione in termini di ricoveri, anche di quelli in terapia intensiva, visto il ritardo con cui la curva segue quella dei contagi».
Concorda anche la federazione dei medici ospedalieri Cimo-Fesmed, secondo la quale «modificare i dati epidemiologici significa aumentare il rischio Covid». Nel mirino della Cismo-Fesmed il regionalismo. «Occorre recuperare la centralità del Ministero della Salute a tutela dei cittadini italiani», scrive in una nota. «Intanto, sempre a distanza di due anni dall’inizio della pandemia, si bloccano migliaia di interventi chirurgici – continua – e la prevenzione secondaria inizia a diventare un’utopia. Le aziende non sono in grado di assicurare equità nelle cure anche a causa di alcune disposizioni regionali che, ancora una volta, ignorano i bisogni di salute dei pazienti non affetti da Covid. Come Federazione Cimo-Fesmed non siamo più disposti a vedere ricadere su medici e sanitari queste inefficienze ad iniziare dall’irresponsabile utilizzo di medici specialisti di altra branca nei reparti Covid solo per giustificare la presenza di un “piantone” a guardia dei posti letto».
Oltre, al sistema di conteggio dei positivi negli ospedali, si starebbe anche valutando l’opportunità di modificare le modalità di comunicazione alla popolazione. «Siamo arrivati a punto che comunicare ogni giorno alla popolazione il numero assoluto dei contagi registrati è poco utile», spiega Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm). Si tratta di una posizione in linea con quella di molti virologi italiani. «A questo punto non serve comunicare i numeri assoluti dei contagi, anche perché il numero dei tamponi che si effettuano può variare molto da un giorno all’altro. Ritengo il dato sul tasso di positività – continua – più utile, magari comunicato come media settimanale. Dare questa percentuale ogni giorno non è indicativo di una tendenza». E aggiunge: «Alla popolazione potrebbe essere più di aiuto conoscere i dati sui ricoveri, magari distinguendo quelli legati direttamente all’infezione Covid-19 a quelli che non lo sono, anche in base allo stato vaccinale. Credo che per avere percezione del rischio sia più interessante per i cittadini sapere quante persone finiscono in ospedale per una forma grave di Covid-19 e quanti finiscono in ospedale, ad esempio, per una gamba rotta e poi risultano positivi asintomatici. Fermo restando che entrambi devono essere ricoverati in reparti Covid, che quindi rischiano la saturazione: limitare i contagi rimane essenziale».
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