Al Policlinico Federico II di Napoli 420 prematuri (alcuni di 26 settimane) da madri Covid positive. Raimondi (direttore TIN Federico II): «Vaccino in gravidanza raccomandato per tutelare madre e bambino»
Le complicazioni del Covid, anche a lungo termine e anche se contratto in maniera paucisintomatica, sono ormai un fenomeno noto. Quel che è stato finora meno noto è l’impatto che l’infezione da Sars-CoV-2 contratta dalla gestante ha sull’esito della gravidanza e sul nascituro. Ebbene, è recente la notizia che dall’inizio della pandemia ben 420 bambini prematuri sono nati da altrettante madri positive al Covid presso il Policlinico dell’Università Federico II di Napoli, il numero più alto in Italia.
Un dato allarmante, soprattutto considerando il fatto che molti di questi neonati presentano una prematurità grave, e sono quindi in pericolo di vita o di sviluppare gravi sequele. Ma in che modo il virus influisce sulla capacità di portare a termine la gravidanza? Come quantificare il rischio di parto prematuro? Soprattutto, come evitare che questo accada? A questi interrogativi ci ha risposto il Professor Francesco Raimondi, Ordinario di Pediatria e Direttore della Unità Operativa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
«Dalla casistica nazionale delle migliaia di parti in era Covid emerge sicuramente il dato dell’aumento delle nascite premature – afferma Raimondi -. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo è dovuto alla necessità di procedere al parto prima del termine, per due ordini di motivi: il primo – spiega – è che la madre va in insufficienza respiratoria e di conseguenza è presumibile che ci sia scarsità di ossigeno anche in ambiente uterino. Il secondo motivo è che le patologie ostetriche come preeclampsia, eclampsia e sindrome HELLP sono molto più frequentemente riscontrate nelle donne positive al Covid, indipendentemente dalla gravità dei sintomi con cui l’infezione si manifesta, perché è chiaro che se un organismo già di per sé in una fase delicata, quale lo stato gravidico, viene “attaccato” su un altro fronte, il rischio di scompensi è alto. Dai dati di cui disponiamo, in sintesi, possiamo sicuramente affermare che la positività al Covid-19 espone a un rischio maggiore di complicanze nella gestazione e di parti prematuri».
«Vaccinarsi è l’unica forma di prevenzione – afferma il neonatologo – ma riscontriamo ancora una percezione del rischio troppo bassa da parte della popolazione. Nonostante i recenti studi dimostrino che i vaccini a mRna contro il Sars-CoV-2 non presentano controindicazioni in gravidanza, e nonostante le recenti raccomandazioni delle Società scientifiche italiane di Ostetricia e Neonatologia affinchè le gestanti aderiscano alla campagna vaccinale, sono ancora troppe le donne in cui dubbi e paure hanno la meglio, e che così facendo corrono il rischio di incappare in conseguenze estremamente serie».
«La trasmissione verticale del virus Sars-CoV-2 da mamma a figlio non è un evento frequente – spiega Raimondi – e infatti non è il motivo primario per cui le donne vanno esortate a vaccinarsi. Il pericolo vero è appunto quello di dover partorire anzitempo, di mettere al mondo neonati anche di 26 settimane, che potrebbero non sopravvivere o, se anche riuscissero, avrebbero probabilmente sequele per tutta la vita. Per questo – conclude – dico alle donne “vaccinatevi, e salvate due vite: la vostra e quella del vostro bambino”».
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