Stati Uniti in controtendenza: aumentano i casi, i ricoveri e i decessi
È Eris, la EG.5, la sottovariante del Covid-19 attualmente prevalente in Italia. In crescita nelle ultime settimane, ha ora raggiunto quota 41,9%. I dati sono emersi dalla flash survey condotta su campioni prelevati dal 21 al 27 agosto 2023. L’analisi è coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Ministero della Salute e con il supporto della Fondazione Bruno Kessler, le Regioni e le PPAA (Province Autonome). Tuttavia, la maggiore diffusione della variante Eris non deve destare allarme: «Ad oggi – fa sapere l’ISS – non si evidenziano rischi addizionali per la salute pubblica rispetto ai lignaggi co-circolanti». La situazione italiana è molto simile a quella rilevata a livello globale, dove EG.5, ed in particolare EG.5.1, è in crescita. Tra le altre varianti in circolazione, attenzionate a livello internazionale, in Italia si riscontra una stabile prevalenza della variante XBB.1.16, detta Arturo (16,5%), mentre Kraken – XBB.1.5 – è in calo (13,4% contro il 21,2% della precedente indagine di luglio 2023). I valori della variante CH.1.1, con una percentuale del 2,3%, sono decisamente contenuti.
Intanto, buone notizie arrivano anche dal fronte vaccini: Moderna ha annunciato che, secondo i risultati degli ultimi studi clinici, il suo vaccino anti-Covid aggiornato protegge contro Pirola e Eris. Il vaccino, in attesa di autorizzazione dalla Food and Drug Administration, come si legge in una nota diffusa dalla stessa azienda farmaceutica, ha mostrato un aumento significativo degli anticorpi neutralizzanti contro la variante Pirola, la BA.2.86. «Considerati insieme ai risultati precedentemente comunicati che mostrano una risposta altrettanto efficace contro le varianti EG.5, ribattezzata Eris, e FL.1.5.1, questi dati confermano che – spiega il presidente di Moderna, Stephen Hoge – il nostro vaccino aggiornato continuerà a essere un importante strumento di protezione mentre ci avviciniamo alla stagione della vaccinazione autunnale».
Segnali d’allarme, invece, arrivano dagli Stati Uniti dove aumentano i casi Covid, i ricoveri e i decessi. Ma, secondo i virologi statunitensi, non sarebbe la variante Pirola la responsabile della nuova impennata, ancora poco diffusa rispetto alle altre. Gli ultimi dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) rivelano, fino alla settimana del 26 agosto, una crescita dei ricoveri per Covid del 15,7% e un aumento dei decessi del 17,6%. Non solo: i campioni delle acque reflue che vengono testate continuamente evidenziano una forte crescita nella presenza del virus. «Ogni fattore legato all’aumento delle infezioni mostra che siamo di fronte ad un incremento nel tasso di trasmissione della malattia nella comunità americana», dice Jodie Guest, professore di epidemiologia alla Emory University, osservando che «proprio l’andamento dei ricoveri è un indicatore importante della gravità della presenza del Covid». Uno dei problemi principali nel conteggiare accuratamente la crescita dei contagi è però il fatto che negli ospedali si testano solo gli individui sintomatici, per il resto chi si presenta ai Pronto soccorso senza sintomi evidenti non viene più sottoposto all’ analisi.
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