Quarta dose, nuovi vaccini e obbligo mascherine al chiuso. I temi più discussi nella conferenza al ministero della salute
Il prossimo richiamo vaccinale anti-Covid, quello esteso, sarà con un vaccino verosimilmente adattato alle nuove varianti circolanti di Sars-CoV-2, più efficace, con o senza anti-influenza nella stessa iniezione. Questo è ancora da decidere». È questa una delle novità emerse dalle dichiarazioni del direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), Nicola Magrini, durante la conferenza stampa sul proseguimento della campagna vaccinale e la somministrazione della seconda dose di richiamo anti Covid-19 al ministero della salute.
«Le tecnologie a Rna – ha detto Magrini – consentono una più rapida capacità di aggiornamento del vaccino stesso. E un vaccino pancoronavirus, mirato contro tutti i coronavirus che rappresentano una minaccia per l’uomo, presenti e futuri, «è sicuramente l’obiettivo. Probabilmente avrà tempi più lunghi, ma non molto più lunghi. Venerdì ero all’Oms a Ginevra, per ragionare di questo».
Sulla quarta dose, Magrini ha specificato che «preferiamo chiamarla seconda dose di richiamo. Avremo il richiamo autunnale come richiamo annuale. La decisione da assumere – ha aggiunto – è se rivaccineremo tutta la popolazione, come è stato, o ci limiteremo a ultracinquantenni e ultrasessantenni. L’orientamento è di occuparci di questa metà della popolazione».
Un altro tema ampiamente dibattuto in questi giorni è la necessità o meno di mantenere l’obbligo di mascherine al chiuso. «La scelta sulle mascherine spetta al decisore politico – ha spiegato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità -. Ma credo che in determinati contesti come il trasporto pubblico, treni, aerei, ma anche durante spettacoli al chiuso, nei cinema e teatri, la mascherina conferisca una protezione. Io personalmente la indosso e continuerò a indossarla proprio perché dà una protezione importante e fondamentale. È vero che è finita l’emergenza, ma non è finita la pandemia».
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. «In casi di contatti ravvicinati in luoghi pubblici, potrebbe essere opportuno continuare a portarla, indipendentemente dagli obblighi che spettano al decisore politico. La mascherina in luoghi chiusi – ha chiarito – può rappresentare un dovere morale per chi avesse dei sintomi. E allo stesso tempo un sano diritto per chi vuole proteggersi. Io continuerò a portare la mascherina in luoghi chiusi. Penso che dovremmo abituarci a pensare e agire con cautela al di là degli obblighi» ha evidenziato.
Dopo gli estremamente vulnerabili, la quarta dose del vaccino contro il Covid- 19 sarà resa disponibile per gli over 80 e per i fragili tra i 60 e i 79 anni. Ma quanti saranno pronti e convinti a farla? C’è un concreto di rischio di “flop” da addebitare alla cosiddetta “stanchezza vaccinale”.
«È normale che ci sia – ha aggiunto Rezza -. Quando un vaccino si rende disponibile c’è un periodo che si chiama ‘luna di miele’. È chiaro infatti che, quando la percezione del rischio è molto elevata e c’è molta gente che si ammala si accoglie positivamente l’arrivo di uno strumento che ci permette di non ammalarci». Poi però, il vaccino fa il suo dovere: diminuisce la malattia grave e subentra una fase di stanchezza. «Perché i vaccini sono vittime del loro stesso successo. Fanno scomparire o diminuire molto i casi di malattia grave e le persone hanno un abbassamento della percezione del rischio. Quando però le coperture vaccinali scendono – ha concluso Rezza – allora risale in numero di casi, riaumenta la percezione del rischio e ci si vaccina di nuovo. Noi dobbiamo anticipare questa fase. Bisogna fare in modo che la percezione del rischio non dipenda da un aumento dei casi».
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