Pubblicato il report settimanale di ISS-Ministero Salute: tutte le Regioni e Pa hanno Rt compatibile con scenario di tipo 1
Continua il calo nell’incidenza settimanale: tra il 7 e il 13 giugno sono stati trovati 19 casi di contagio da Covid-19 per 100mila abitanti contro i 26 per 100mila abitanti del periodo 31 maggio – 6 giugno. L’incidenza è inoltre sotto il valore di 50 per 100mila abitanti ogni 7 giorni in tutto il territorio. È quanto evidenzia il report realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dal Ministero della Salute sul monitoraggio Covid-19 in Italia. «La campagna vaccinale progredisce velocemente – si può leggere nel documento – e l’incidenza è a un livello che permetterebbe il contenimento dei nuovi casi».
Tutte le Regioni e province autonome sono classificate a rischio basso tranne tre: Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Molise, che invece sono a rischio moderato. Tutte le Regioni e province autonome hanno inoltre un Rt compatibile con uno scenario di tipo 1. Alla luce di questi dati, a partire da lunedì 21 giugno le Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Toscana, Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano passano in area bianca. Resta gialla solo la Valle d’Aosta.
La pressione sui servizi ospedalieri «si conferma al di sotto della soglia critica in tutte le Regioni e province autonome e la stima dell’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stabilmente al di sotto della soglia epidemica». Nessuna Regione o provincia autonoma supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica: «Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 6%, sotto la soglia critica, con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 688 a 504. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale – si può ancora leggere – scende ulteriormente (6%)». Il numero di persone ricoverate in queste aree passa da 4.685 a 3.333.
«La circolazione di varianti che possono avere una maggiore trasmissibilità o eludere parzialmente la risposta immunitaria, che ha portato ad un inatteso aumento dei casi in paesi europei con alta copertura vaccinale, richiede un capillare tracciamento e sequenziamento dei casi», suggeriscono gli esperti. «Il raggiungimento di una elevata copertura vaccinale ed il completamento dei cicli di vaccinazione rappresenta uno strumento indispensabile ai fini della prevenzione di ulteriori recrudescenze di episodi pandemici», sottolineano.
«C’è una continua decrescita dei nuovi casi un po’ in tutte le Regioni. La mappa dell’Italia si sta progressivamente schiarendo perché cominciano a essere numerosi i Comuni dove non ci sono stati casi nelle ultime settimane. E questo diventa un elemento importante anche per la circolazione del virus». Lo ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio regionale Covid-19 della Cabina di regia.
«Al crescere della copertura vaccinale – ha spiegato ancora – c’è marcatamente una decrescita dei nuovi casi in tutte le varie età, e questo si conferma anche per le fasce d’età più giovani». Come coperture, «sugli ultraottantenni abbiamo raggiunto ormai una soglia molto elevata anche con la seconda dose, siamo oltre il 90%, ma anche la fascia 50-59 ha superato abbondantemente il 60% e il ciclo vaccinale completo sta crescendo un po’ in tutte le fasce d’età. È un fatto positivo che dobbiamo incrementare il più rapidamente possibile».
Rezza: «Il 10% di italiani rifiuta mix vaccini? Se il rischio è protezione parziale, valuteremo»
«Quello che al momento tutti ribadiscono, dall’AIFA al Cts, è che la forte raccomandazione è di passare a un regime misto con un vaccino a mRna», negli under 60 vaccinati alla prima dose con AstraZeneca. «Si è deciso di passare a un regime combinato per dare un doppio vantaggio – ha spiegato il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, durante la conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio regionale Covid-19 della Cabina di Regia –. Ora è chiaro che c’è un certo numero di persone, che non quantizzo ma si tratta di un dato aneddotico intorno al 10%, che sembrerebbe voler completare il ciclo con lo stesso vaccino con cui aveva cominciato. Questo è il nodo cruciale: da una parte rimane la raccomandazione forte al regime misto, dall’altro bisogna vedere se, comportando il rifiuto di una seconda dose un ciclo incompleto, piuttosto non sia meglio vaccinare comunque con lo stesso prodotto. Credo che nel giro di poco si scioglierà questo quesito».
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