Salute 30 Settembre 2020 12:50

Covid, Osservasalute: «Letalità ridotta in seconda fase, ma preoccupano quattro regioni del Sud»

Sardegna, Campania, Sicilia e Lazio osservate speciali. Solipaca direttore scientifico: «Molte persone non intercettate dalla sorveglianza. Prevalenza 6 volte superiore rispetto ai casi notificati»

Covid, Osservasalute: «Letalità ridotta in seconda fase, ma preoccupano quattro regioni del Sud»

La letalità di Covid-19 in Italia si è ridotta: dal 14,5% dei contagiati fino a giugno all’11,5% attuale. Lo conferma il rapporto sui dati dell’emergenza redatto da Osservasalute, coordinato da Walter Ricciardi e Alessandro Solipaca. I contagi, però, rilevano un’impennata in quattro regioni, per ora “osservate speciali”: Lazio, Sardegna, Campania e Sicilia.

QUATTRO REGIONI OSSERVATE SPECIALI

La Sardegna registra in assoluto l’aumento maggiore di positivi, +154,2% dal 16 giugno al 24 settembre, seguita dal +140,7% della Campania, dal +90,8% del Lazio e dal +83,8% della Sicilia. In generale, nelle quattro regioni si registra anche mediamente un numero più basso di soggetti sottoposti a test: dagli 11,7 su 100 abitanti del Lazio ai 6,1 su 100 della Campania. Resta però bassa la letalità da Covid: 4,1 decessi ogni 100 contagiati in Campania, 4,3 in Sicilia, 4,6 in Sardegna e 5,9 nel Lazio. Sulla media italiana di 11,8.

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LOMBARDIA E PIEMONTE

Le regioni più colpite nella prima fase della pandemia, ovvero Lombardia e Piemonte, mostrano  invece «un incremento mediamente più limitato dei nuovi contagi, rispettivamente del 14,6% e 11,5%. Il numero medio di contagi giornalieri dal 24 febbraio al 23 aprile era pari a 1.169 in Lombardia e 386 in Piemonte», mentre ora  sono scesi mediamente a 159 e 51 contagi. La Lombardia conserva però 16,1 decessi su 100 abitanti, attualmente la percentuale di letalità più elevata in Italia. Segue il Piemonte con il 12% dei contagiati.

LA PANDEMIA È IN UNA NUOVA FASE

La pandemia sembra essere entrata in una nuova fase secondo gli esperti. Quel costante sebbene lento abbassamento dei contagi che sperimentavamo da fine aprile si è arrestato, per lasciar spazio a una risalita altrettanto lenta. Al 16 giugno i casi totali di persone positive erano 237.500 (pari allo 0,4% della popolazione), a fronte di 4.695.707 tamponi effettuati, corrispondenti a 2.891.846 persone (pari al 4,8% della popolazione). Il numero di decessi era pari a 34.405 (5,7 ogni 10.000 abitanti) e la letalità al 14,5% dei contagiati. Dal 16 giugno al 24 settembre i casi totali sono aumentati a 304.323 (circa il 28% in più), i test effettuati 10.787.694, corrispondenti a 6.520.661 persone (circa il 126% in più). I decessi 35.781 (il 4% in più), mentre la letalità da Covid è scesa all’11,8%.

PRIME STIME CONTAGIO SOTTOSTIMATE 

«Sono state molto numerose le persone positive non intercettate dal sistema di sorveglianza nella prima fase – ha sottolineato il direttore scientifico Solipaca -. Ciò ha favorito la circolazione di molte persone in grado di trasmettere il virus al resto della popolazione». L’esperto cita i dati pubblicati agli inizi di agosto dell’indagine campionaria, svolta dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) in collaborazione con il ministero della Salute e la Croce Rossa, che ha stimato attraverso test sierologici il numero di contagiati al 27 luglio: circa 1 milione e mezzo di persone, pari al 2,5% della popolazione, hanno sviluppato gli anticorpi per il Sars-CoV-2. Una prevalenza «superiore di circa 6 volte rispetto ai casi notificati», confermando che la prevalenza dei contagiati fosse sottostimata.

Solo il 27,3% dei positivi era asintomatico, mentre ben il 66% dei positivi ha dichiarato di aver avuto i sintomi riconducibili al virus. In particolare, il numero stimato di persone con anticorpi Sars-CoV-2 e sintomi era pari a 981.000, mentre alla data del 27 luglio i contagiati totali registrati erano 246.000, cioè oltre 700.000 in meno.

 

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