L’Ex Direttore Esecutivo EMA e Direttore Scientifico Consulcesi Guido Rasi: «Togliere mascherina per grande parte delle nostre attività e mantenere la protezione laddove utile». E sugli antivirali Covid: «Non sono farmaci semplicissimi da usare, opportuna specifica formazione per avere sostanziali vantaggi»
L’Italia sta vivendo un momento positivo dell’epidemia di Covid-19. Negli ultimi giorni la curva ha ripreso a scendere e la primavera fa ben sperare che la situazione possa migliorare ancora per arrivare ad un’estate senza restrizioni.
Il Governo ha deciso per un ulteriore allentamento delle misure seguendo il criterio della gradualità. La mascherina FFP2 resta obbligatoria fino al 15 giugno su treni, aerei, metropolitane, tram, bus e nelle strutture sanitarie. Lo stesso vale per la scuola fino alla fine dell’anno scolastico, nei luoghi di lavoro fino al 30 giugno e in cinema, teatri, sale da concerto e palazzetti dello sport.
Diverso il discorso per stadi, negozi, centri commerciali, supermercati, bar e ristoranti, dove la mascherina dal 1° maggio non è più obbligatoria. Così come in uffici pubblici, banche, poste, musei, discoteche, dal barbiere, dal parrucchiere, dall’estetista. Si tratta, però di luoghi al chiuso «pubblici» o «aperti al pubblico» e per questo l’utilizzo della mascherina resta «raccomandato».
Il Professor Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo EMA e Direttore Scientifico Consulcesi, nel convivere con il Sars-Cov-2, invita alla prudenza e a seguire la linea del buon senso. Ritrovare una normalità “responsabile” è il quadro che traccia nell’intervista a Sanità Informazione.
«Si stima che circa 25 milioni di italiani abbiano contratto la Omicron che, specifico, non è un raffreddore ma una influenza fastidiosa. La mascherina è l’ultima barriera rimasta per queste varianti – spiega Rasi ai nostri microfoni –. Indubbiamente, se non stiamo attenti e nei primi 15-20 giorni dopo aver tolto massivamente l’obbligo, lo prenderemo di più, ci dobbiamo aspettare un piccolo picco di contagi».
Lo scorso anno c’è stato un boom di infezioni respiratorie fuori stagione con la riduzione dell’uso della mascherina, per un fenomeno chiamato debito immunitario. «Senza mascherine siamo più vulnerabili anche alla semplice allergia – ammette Rasi – ma i virus hanno girato comunque meno proprio perché le abbiamo indossate. Quindi, sarà bilanciato tra qualche infezione in più che prenderemo inevitabilmente e qualche virus in meno che circola. Non credo ci sarà una grande esplosione».
In linea generale, secondo il direttore scientifico Consulcesi, l’utilizzo delle mascherine è affidato al buon senso, alla precauzione e non più all’obbligo. «Abbiamo imparato a capire quali sono le situazioni in cui siamo più esposti e vulnerabili – aggiunge -. Con un po’ di buon senso possiamo toglierle per grande parte delle nostre attività e mantenere la protezione laddove abbiamo imparato essere specificatamente utile avere».
L’Aifa (Agenzia del Farmaco) ha stabilito che gli antivirali orali per Covid-19 possono essere prescritti dal MMG e ritirati in farmacia. Questi farmaci sono riservati a soggetti non ricoverati ma a rischio di aggravamento per la compresenza di fattori di rischio. L’antivirale Paxlovid contro Sars-Cov-2, ad esempio, può dare interazioni anticoagulanti, antiaritmici, cortisone e statine. Ed è controindicato nei casi di compromissione renale o epatica. Ad oggi, la pillola Pfizer ha deluso le aspettative: meno di 10 mila trattamenti sui 600 mila acquistati.
Si tratta di medicinali da usare con attenzione: secondo Rasi il punto di svolta è, senza dubbio, fornire ai professionisti sanitari una formazione adeguata. «Non sono farmaci semplicissimi da usare – specifica – ma affidati a dei laureati in medicina. Con le dovute cautele e con la opportuna e specifica formazione si possono usare ed avere dei vantaggi sostanziali nella gestione di questa coda pandemica» conclude.
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