Lettera di Federanisap al ministro Speranza: «Non è funzionale alla tutela della salute tenere le strutture diagnostiche in grado di eseguire i tamponi fuori dal sistema Corona-Net»
L’aumento dei contagi da Covid-19 è direttamente proporzionale all’aumento dei tamponi che vengono effettuati. Se non si facessero i test, i numeri pubblicati quotidianamente sarebbero bassissimi, i positivi (soprattutto se asintomatici o paucisintomatici, che rappresentano la maggioranza) non si isolerebbero, la circolazione del virus aumenterebbe e ci accorgeremmo della gravità della situazione troppo tardi: con le terapie intensive già piene di malati gravi. È esattamente quello che è successo a fine febbraio, quando la circolazione del virus in Italia non era ancora nota.
Al contempo, però, l’aumento dei positivi è direttamente proporzionale al numero di tamponi che devono essere effettuati. È quello che prevede il metodo del tracciamento dei contatti, definito da tutti come il più utile per limitare la diffusione del contagio e isolare i focolai: tutti coloro che sono entrati in contatto con una persona risultata positiva al coronavirus devono essere sottoposti al test perché potrebbero essere stati contagiati. Se, come è probabile che sia, nelle prossime settimane assisteremo quindi ad un aumento dei casi (complici il ritorno dalle vacanze estive, la riapertura delle scuole, la fine dello smart working per molti lavoratori che torneranno in ufficio), il contact tracing comporterà l’aumento dei tamponi da effettuare.
Un cane che si morde la coda, quindi. Ma che rischia di sbattere il muso contro ritardi ed eventuali inefficienze dei laboratori, che presto potrebbero essere inondati di test da analizzare, con il rischio di nuove carenze di kit e reagenti. È esattamente quello che è successo a marzo e ad aprile, quando i laboratori sono stati sommersi di bastoncini oro-faringei da esaminare. Nel frattempo, in vista dell’autunno, aziende e regioni si sono attrezzate. Ma a sufficienza?
Il dubbio è degli ambulatori privati che, ovviamente, hanno offerto al ministro della Salute Roberto Speranza la disponibilità a fare la propria parte. In una lettera inviata al Ministro, la Federazione nazionale delle associazioni delle istituzioni sanitarie ambulatoriali private (Federanisap) evidenzia, appunto, che «in Italia ci sono moltissime strutture diagnostiche autorizzate ad eseguire esami di biologia molecolare in grado di eseguire i tamponi». Secondo Federanisap, «non sembra funzionale alla tutela della salute tenerle fuori dal sistema Corona-Net».
«Resta inteso – puntualizza la Federazione – che tali strutture si adeguerebbero alle procedure previste e praticherebbero tariffe concordate». Quello che gli ambulatori auspicano, quindi, è un intervento del Ministro di «moral suasion nei confronti delle Regioni perché le strutture diagnostiche private autorizzate non siano irragionevolmente tenute fuori dal sistema Corona-Net», ma anche di «coordinamento perché le procedure siano riallineate a livello nazionale», considerato che le Regioni, sul tema, hanno adottato disposizioni divergenti: alcune hanno aperto agli ambulatori privati, altre no.