«L’obiettivo è passare dalla logica ospedalo-centrica ad una medicina del territorio caratterizzata da un’implementazione di risorse che verranno liberate nel tempo». L’assessore lombardo commenta così l’operato della Regione sulla sostenibilità del sistema
Sono 3,5 milioni i pazienti affetti da malattie croniche in Lombardia. A fronte di questo numero rilevante – che corrisponde al 30% della popolazione sul territorio – negli ultimi mesi il Sistema Sanitario regionale ha adottato percorsi di cura specifici per una corretta presa in carico dei pazienti.
La Regione ha spiegato che, nel nuovo percorso, un medico gestore organizzerà tutti i servizi sanitari e sociosanitari pianificando prestazioni ed interventi specifici prescrivendo terapie più appropriate e alleggerendo così il paziente dalla responsabilità di prenotare visite ed esami. «La figura del clinical manager negli ospedali è assolutamente fondamentale in questo quadro, soprattutto quando parliamo di ospedali in sofferenza – ha commentato Giulio Gallera, Assessore al Welfare della Regione Lombardia –. Una riforma all’avanguardia quella che stiamo attuando, l’obiettivo è passare dalla logica ospedalo-centrica ad una medicina del territorio caratterizzata da un’implementazione di risorse che verranno liberate nel tempo e che potranno aiutare la sostenibilità del sistema».
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Proprio per discutere dei numeri della cronicità lombarda e sulle strade da seguire per applicare la riforma efficacemente, a Milano è in corso il Convegno per presentare i risultati dell’Osservatorio Nazionale Cure Primarie, sviluppato dal Cergas SDA Bocconi insieme a FIASO.
«Con la medicina del territorio riusciremo a fare prevenzione e diagnosi tempestiva – ha proseguito l’Assessore Gallera -, una presa in carico precoce grazie alla quale si eviteranno le recrudescenze di fenomeni come l’ipertensione o tante altre patologie drammatiche per il territorio».
«Una riforma – ha concluso – che penso potrebbe avere dei risultati epocali in termini sia di qualità della salute che di sostenibilità del sistema. Ma per attuarla ritengo sia importante incentivare i medici di medicina generale ad aderire per avere il massimo del supporto anche da parte loro».