Fabrizio Gandolfo (Osp. Bambino Gesù), ci illustra caratteristiche, applicazioni e prospettive del nuovo progetto
Il “Cuore Artificiale” è un’innovazione targata Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e ha il merito di regalare ai bambini affetti da patologie cardiache un aiuto concreto e una speranza di vita migliore. Dopo aver parlato con uno dei padri di questo progetto, il dottor Antonio Amodeo, abbiamo intervistato anche Fabrizio Gandolfo, medico chirurgo e membro dell’equipe che ha curato l’evoluzione di questa idea.
“Si tratta di un’iniziativa estremamente importante – spiega il dottor Gandolfo – perché dà un contributo fondamentale nel salvare la vita a molti bambini affetti da cardiopatia e che hanno come unica alternativa, nel caso delle patologia congenita, il trapianto di cuore”. Secondo Gandolfo un problema importante è che il numero dei donatori è insufficiente per soddisfare le richieste di tutti i pazienti in lista d’attesa. Di conseguenza “si è reso necessario portare in sala operatoria questi sistemi di assistenza ventricolari. In particolare, da alcuni anni stiamo sviluppando un sistema chiamato “Jarvik”: una pompa assiale che viene inserita all’interno del ventricolo sinistro dei pazienti. Abbiamo già inserito questo sistema nella versione “adult”. Ora dobbiamo aumentare lo spettro di popolazione che può beneficiarne soprattutto nei pazienti più piccoli”.
“Questo device – spiega ancora Gandolfo – è però troppo grande per loro. Per questo lo stiamo sviluppando nelle due versioni “infant”, quello più piccolo, e “child”, per i bambini un po’ più grandi. Stiamo per dare il via ad una sperimentazione in diversi centri europei che nell’arco di due anni ci consentirà di avere i risultati preliminari sull’efficacia di questo sistema. Al momento ci troviamo in uno stadio molto avanzato perché il cuore artificiale, che è comunemente utilizzato nella versione “adult”, è già stata sperimentata nella versione “child” in vitro e in vivo su modello animale. Nei prossimi mesi inizieremo la sperimentazione sui pazienti”.
Tutto ciò è molto importante, se pensiamo che il dieci per cento circa delle persone colpite da patologie cardiache nel nostro Paese non sopravvive. Il “Cuore Artificiale” può essere una valida soluzione per contribuire ad abbassare questo dato; non solo negli adulti, “su cui questo sistema è già usato per aiutare i soggetti con scompenso cardiaco e che non sono candidabili al trapianto”, ma anche nei bambini, visto che “in futuro la mortalità nella popolazione pediatrica affetta da scompenso cardiaco diminuirà notevolmente grazie all’introduzione di questi dispositivi”.
Si tratta dunque di un progetto molto ambizioso, che per poter essere portato avanti ha però bisogno di risorse: “Il Bambino Gesù fornisce tutto quel che serve in tema di strutture e strumenti e alcuni partner ci aiutano economicamente. Tra questi c’è l’associazione Consulcesi, la quale ha fornito una borsa di studio per poter formare un ricercatore permettendo di dirottare gli altri fondi allo sviluppo dei materiali e dei metodi”.