Salute 12 Agosto 2022 14:52

Cupping therapy, cos’è il trattamento che dall’antica Cina arriva ai giorni nostri

Bisconti (AIFI): «Attenzione alle controindicazioni: il cupping therapy non è una tecnica innocua come sembra»
Cupping therapy, cos’è il trattamento che dall’antica Cina arriva ai giorni nostri

Vedere i nuotatori della nazionale azzurra durante i recenti mondiali di Budapest con i bicipiti costellati di grossi pois rosso scuro ha incuriosito migliaia di telespettatori poco avvezzi alle tecniche di medicina tradizionale. Quegli strani segni, infatti, derivano dalla cupping therapy, una particolare terapia adoperata per lenire i tipici dolori muscolari che spesso interessano chi pratica attività sportiva a livello agonistico. Sanità Informazione ha voluto saperne di più, intervistando il dottor Mattia Bisconti, fisioterapista presidente del Gruppo di Terapia Manuale dell’AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti).

Che cos’è il cupping e come nasce?

«Il cupping, o cupping therapy o coppettazione è stato sdoganato soprattutto negli ultimi anni da parte degli sportivi ma in realtà è una tecnica tutt’altro che recente. Già migliaia di anni fa, nell’antica Cina iniziano a diffondersi le prime tecniche di cupping therapy, utilizzate per trattare dolori muscolo-scheletrici come lombalgia, lombosciatalgia, mal di schiena in generale, dolori cronici e persino malattie respiratorie. Oggi viene utilizzata soprattutto per trattare dolori muscolari».

In cosa consiste una seduta di cupping therapy?

«Consiste nell’applicare delle particolari coppette in plastica resistente o in vetro sulla cute in corrispondenza delle aree di dolenzia generando il vuoto all’interno dello spazio coperto dalla coppetta. Esistono differenti strategie e protocolli di trattamento, ad esempio coinvolgendo solo l’area interessata dalla dolenzia o anche le aree circostanti, quindi utilizzando una coppetta o più coppette per seduta. L’applicazione delle coppette dura da 5 a 15 minuti e viene utilizzata in ambito ortopedico, in fisiatria e fisioterapia».

Ci sono delle controindicazioni?

«Nonostante il cupping possa apparire una tecnica priva di controindicazioni, queste invece esistono. Il principio su cui si basa questa tecnica è il miglioramento della circolazione sanguigna nelle zone trattate. E, maggiore è il tempo di applicazione delle coppette maggiore è il rischio che si presentino effetti avversi: ematomi, emorragie, infezioni o paradossalmente un peggioramento del disturbo che si intendeva curare. Bisogna quindi prestare molta attenzione alla corretta tempistica e modalità di applicazione oltre a procedere ad una corretta anamnesi del paziente».

Quali sono i fondamenti scientifici sull’efficacia di questa tecnica?

«Non ci sono ad oggi linee guida o studi randomizzati con revisione sistematica che attestino l’efficacia terapeutica di questa tecnica. La sua applicazione viene quindi lasciata all’expertise e alla personale valutazione dello specialista, proprio perché non esistono evidenze scientifiche che certifichino la pratica del cupping come scelta terapeutica indicata per i disturbi che si propone di curare».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Disabilità, Legge 62: “Da settembre 2025 sperimentazione estesa ad altre 10 province”

Il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli: “Il cambiamento è iniziato e indietro non si torna”
Advocacy e Associazioni

Obesità: “Misura il girovita e scopri il tuo rischio cardiometabolico”

Al via la campagna nazionale “Per un cuore sano, conta ogni centimetro”, promossa dalla Fondazione Italiana per il Cuore, con il  patrocinio del Ministero della Salute e il sost...
Sanità

Farmacia dei servizi. Cossolo (Federfarma): “In due anni, con nuova convenzione, sarà realtà in ogni parte d’Italia”

All’evento “We Health”, promosso da Homnya in collaborazione con Federfarma, il bilancio degli anni di sperimentazione dei nuovi servizi
Nutri e Previeni

Giornata dei legumi, Iss: “Meno della metà degli italiani ne mangia a sufficienza”

Lo dimostra il progetto dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) 'ARIANNA-Aderenza alla Dieta Mediterranea in Italia', condotto su un campione totale di 3.732 persone