A causa dell’immobilismo a cui la pandemia ci costringe, sono stati molti i problemi alle articolazioni che gli ortopedici hanno dovuto affrontare nell’ultimo anno. Con i due esperti Ezio Adriani e Andrea Grasso parliamo delle ultime frontiere per spalla e ginocchio
Lo stop all’esercizio fisico, sia per professionisti che per dilettanti, ha causato nel 2020 problemi di salute articolari e ossei che hanno reso necessario un importante miglioramento delle tecniche ortopediche. Questo campo guardava già alla tecnologia con interesse, ma le conseguenze indirette della pandemia hanno accelerato il procedimento.
Sanità Informazione ha incontrato due chirurghi ortopedici che da anni si occupano di cure a spalla e ginocchio, le articolazioni più complesse, che ci hanno illustrato le ultime frontiere. Andrea Grasso, ortopedico e traumatologo, è specializzato in artroscopia a cielo aperto del ginocchio e della spalla, impianto di protesi di spalla e ginocchio mediante tecniche mininvasive e impianti di ultima generazione, traumatologia degli arti inferiori e traumatologia sportiva. Ezio Adriani, medico chirurgo ortopedico, è specializzato presso la Scuola Romana del prof. Lamberto Perugia. Si occupa in particolare di traumatologia dello sport e di tecniche chirurgiche artroscopiche.
Con il prof. Grasso abbiamo parlato della cura della spalla, dove c’è un fervente «sviluppo della chirurgia protesica» negli ultimi anni. «Intendo – specifica l’esperto – sviluppo sia del disegno della protesi (che nella spalla è cambiato tantissimo negli ultimi anni, modificando in positivo i risultati), sia negli ausili per il chirurgo, quindi la robotica, e la programmazione computerizzata in base al caso clinico».
Ora «possiamo, sui casi clinici molto complessi, fare la tac e inviarla alla ditta produttrice di protesi, metterci seduti con l’ingegnere, discutere il caso e fare una protesi personalizzata su misura per il paziente. Il cambiamento nell’approccio e nei risultati con il paziente è stato sbalorditivo».
Il prof. Adriani ci ha parlato del ginocchio che, con la medicina dello sport, si cerca di preservare il più a lungo possibile. «Inevitabilmente, un po’ per l’età e un po’ per genetica, il ginocchio tende a rovinarsi e abbiamo quella che è l’artrosi del ginocchio che condiziona la funzionalità di tutto l’arto», spiega. Uno dei rischi principali.
«Le maggiori novità riguardano perciò la sostituzione del ginocchio, ridando all’articolazione la propria funzionalità con una protesi. Garantendo movimento e stabilità» continua. «Queste due cose vengono ripristinate attraverso un sistema che ricostruisce la forma dell’articolazione. Per farlo abbiamo a disposizione delle protesi standard che hanno delle varie taglie, proprio come quelle delle scarpe, che noi adattiamo al singolo paziente. La novità è avere a disposizione una protesi custom made, cioè su misura, fatta per quel paziente». Si tratta dei primi casi in Italia, in cui «la protesi Rejoint proveniente da un’azienda bolognese e quindi vanto italiano, ricostruisce il ginocchio attraverso una ricostruzione computerizzata dell’articolazione e crea le protesi con delle speciali stampanti 3D. Il primo passo per il futuro della ricostruzione del ginocchio personalizzata per il singolo paziente».
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