La Società Italiana di Cardiologia interventistica (GISE) prende parte al consorzio europeo RESIL-Card che punta a rendere il sistema di assistenza e cure cardiovascolari più resilienti nelle crisi
La pandemia Covid-19 ha messo in ginocchio anche i sistemi sanitari europei più resilienti con effetti tragicamente evidenti anche sull’assistenza e sulle cure cardiovascolari. Si stima che in Italia, in piena emergenza Covid, i morti per infarto siano triplicati a causa delle difficoltà della presa in carico dei pazienti. Per evitare che la storia si ripeta, la Commissione Europea ha deciso di finanziare il progetto RESIL-Card, uno studio triennale che rientra nell’ambito del programma EU4Health, e punta a rendere l’assistenza e le cure cardiovascolari a prova di pandemia, ma anche di conflitti o emergenze climatiche. Oltre alla Società Italiana di Cardiologia interventistica (GISE), fanno parte del consorzio di ricerca RESIL-Card l’Unità di ricerca sui servizi e sistemi sanitari del centro medico Amsterdam UMC (Paesi Bassi), la rete globale di cardiologi interventisti We CARE (Francia) e il Servizio sanitario catalano CatSalut (Spagna).
“L’obiettivo di questo progetto – spiega Francesco Saia, presidente GISE e cardiologo interventista all’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola – è quello di trarre insegnamento dalla pandemia per sviluppare specifici strumenti con cui valutare e identificare le lacune dei sistemi di assistenza e cura cardiovascolare, da colmare successivamente tramite l’implementazione di precise raccomandazioni standard”. Guidato da We CARE nel ruolo di coordinatore, il progetto è ulteriormente supportato dalle competenze complementari di organizzazioni come la Fondazione GISE, Cittadinanzattiva per l’Italia, l’Istituto Nazionale per la Prevenzione e la Salute Cardiovascolare (Irlanda), il Global Heart Hub (Irlanda) ed Europa Group (Francia).
“RESIL-Card punta a rendere i sistemi sanitari europei resilienti, incentrati sul paziente e in grado di ridurre le disuguaglianze di accesso alle cure, anche nelle situazioni d’emergenza e di crisi, come la pandemia, le emergenze climatiche o le guerre”, sottolinea Saia. “Attraverso la collaborazione, l’innovazione e l’impegno per l’eccellenza, il progetto mira ad avere un impatto duraturo sulle cure cardiovascolari in tutto il Continente europeo, Italia compresa”, aggiunge. Il progetto prevede quattro fasi diverse. “La prima è lo sviluppo di uno strumento di valutazione della resilienza incentrato sul monitoraggio e sul rafforzamento della continuità dell’erogazione delle cure per i pazienti cardiovascolari durante le crisi”, spiega Saia. “Per riuscirci verranno condotte una revisione della letteratura scientifica, un sondaggio tra gli operatori sanitari e focus group in cui sono rappresentate tutte le parti interessate”, aggiunge.
“Nella seconda fase verrà condotta una sperimentazione pilota dello strumento di valutazione della resilienza che coinvolgerà professionisti e istituzioni sanitarie dell’Italia e della Catalogna”, sottolinea Saia. Infine, al GISE e al We CARE spetterà il compito di favorire l’adozione diffusa dello strumento e degli standard raccomandati. Gli sforzi includono il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, seminari con le ONG e la collaborazione con la European Joint Action on Cardiovascular Diseases and Diabetes. “Sarà un lavoro complesso, ma necessario, che vede la Società Italiana di Cardiologia Interventistica -GISE impegnata in prima linea in rappresentanza dell’Italia, con l’importante collaborazione della nostra Fondazione GISE ETS e dell’associazione Cittadinanzattiva”, dice Saia. “Siamo convinti che prepararsi ‘in tempo di pace’ sia fondamentale per affrontare al meglio future crisi. È la lezione che ci ha insegnato il Covid e che non vogliamo e non dobbiamo dimenticare”, conclude.
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