L’ideatore del progetto, il Preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Statale, Gian Vincenzo Zuccotti, spiega: «Piattaforma per ospedali e medici di base per garantire visite specialistiche a tutti i pazienti da remoto. Modalità semplice, due sms e una tele visita. Al termine il referto viene inserito nel fascicolo sanitario elettronico»
Dall’esperienza positiva del Centro Operativo Dimessi (Cod 19), la piattaforma telematica realizzata dall’Università Statale di Milano nella fase emergenziale di marzo per seguire a domicilio i pazienti Covid dopo il ricovero ospedaliero, è nato il progetto Virtual Hospital (Cod 20), dedicato alle cure ospedaliere domiciliari. Un sistema per erogare visite specialistiche in modalità telematica garantendo il contatto con il medico di medicina generale e l’aggiornamento del fascicolo elettronico del paziente. Ideatore e coordinatore del programma è il professor Gian Vincenzo Zuccotti, Prorettore dell’Università Statale di Milano e Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia.
«Tutto è nato nei primi giorni di marzo quando gli ospedali, presi d’assalto, si sono subito saturati ed è venuto meno il ruolo svolto dal territorio. Ho pensato perciò, come Preside della facoltà di Medicina, che bisognava fare qualcosa subito impiegando gli specializzandi, quindi mi è venuta l’idea di istituire il Cod 19, centro operativo dimessi. Una piattaforma realizzata con una piccola impresa milanese che mi ha seguito ed ha reso possibile la mia idea per aiutare le strutture ospedaliere in difficoltà, consentendo a pronto soccorso e reparti di degenza di dimettere i pazienti con una certa tranquillità e sicurezza». Oltre 100 specializzandi hanno monitorato nella prima ondata di Covid i pazienti a domicilio due volte al giorno, li accompagnavano nel percorso di guarigione. Veniva organizzato il tampone quando necessario, prenotate visite con specialisti quando sorgevano delle complicanze, o con i servizi sociali per altri bisogni. In questo modo sono state gestite da marzo ad oggi 63.359 chiamate, di cui 23.358 solo nella seconda ondata e 10.000 pazienti. Cod 19 oggi è attivo in diversi ospedali, Fatebenefratelli, Sacco, Buzzi, Niguarda, Policlinico e Santi Paolo e Carlo, ma permette di gestire anche la maggior parte delle persone malate di Covid a domicilio, segnalate da ATS, nella città di Milano «un risultato positivo che, in alcuni casi, ha permesso di intercettare casi di embolia polmonare o altre complicazioni gravi – ammette Zuccotti –. Tutto questo si può fare senza app da scaricare, senza una particolare conoscenza del sistema informatico che non doveva essere ieri e neppure oggi un limite per chi di fatto rappresenta la categoria che necessita di maggiore assistenza».
L’ospedale virtuale rappresenta quindi una evoluzione della prima esperienza di telemedicina riservata ai pazienti dimessi, andando ad intercettare tutti coloro che necessitano di visite specialistiche e che nella prima fase della pandemia erano stati dimenticati per dare priorità ai malati Covid. Con il Cod 20, infatti, il medico di medicina generale è in grado, con il programma di cure ospedaliere domiciliari, di prenotare una visita specialistica al paziente. «La modalità è semplice – spiega il Preside della facoltà di medicina della Statale – : nel momento in cui il medico di base attraverso la piattaforma prenota una visita specialistica ad un suo paziente, si attivano due sms, uno indirizzato al paziente e l’altro allo specialista per avvisarlo della visita. A quel punto lo specialista clicca sul nome del paziente che riceve un alert e si collega al link della videochiamata ed ha inizio la visita virtuale. Al termine della quale il referto viene inviato al medico di medicina generale e rendicontato nel fascicolo sanitario elettronico».
La novità, già sperimentata all’ospedale Fatebenefratelli Sacco, Buzzi e Valtellina attende ora il beneplacito di Regione Lombardia per essere adottato dagli altri ospedali lombardi e dai medici di medicina generale. «Sarebbe importante un input da parte delle istituzioni per indirizzare gli operatori sanitari nel fare certe scelte – rimarca a più riprese Zuccotti – perché questa vuole essere una piattaforma che viene messa a disposizione dalla Università Statale di Milano per aiutare i cittadini che stanno male ad essere assistiti al meglio ed è garanzia di innovazione e futuro. Indietro non si torna – ribadisce il Prorettore –, anzi il futuro va nella direzione di Cod 20, ovvero avere cure ospedaliere sul territorio, gli specialisti devono andare a casa del paziente. Se vogliamo rilanciare la medicina territoriale questo deve essere lo strumento. La conferma arriva dagli Stati Uniti dove, proprio oggi, è stato inaugurato il primo ospedale tutto virtuale, a Chesterfield, dove hanno realizzato una struttura a quattro piani senza un letto in cui lavorano 330 medici e infermieri che gestiscono, da remoto, 2.400 pazienti. La nostra piattaforma che può essere adottata da tutte le strutture ospedaliere e dai medici di medicina generale può essere integrata al sistema sanitario regionale, il referto può essere inviato nel fascicolo sanitario elettronico, al medico di medicina generale con due opzioni: portando direttamente lo specialista a casa del paziente, o, in alternativa, negli studi dei medici di base, creando la visita specialistica mentre il paziente è nel suo ambulatorio e insieme possono svolgere questa attività». Realizzato il progetto e sperimentato in ambienti ospedalieri di primo piano, come Fatebenefratelli e Buzzi, per il professor Zuccotti la palla passa ora alle istituzioni: «La politica deve fare la sua parte, con coraggio, visto quanto è accaduto possiamo dire che non stiamo facendo un buon lavoro, occorre azzerare tutto e dare ai medici di medicina generale la possibilità di accedere alla piattaforma, loro sono i primi a rendersi conto delle urgenze dei pazienti, li inseriscono nell’ospedale virtuale con codici di priorità, lo specialista a quel punto farà la prima visita virtuale e poi se effettivamente sarà necessario un intervento in presenza, lo concorderanno insieme. Questo permetterebbe di non lasciare indietro nessuno».
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