La richiesta dell’Alleanza contro le Epatiti in condivisione con Simit e Aisf. Si propone di avviare il testing congiunto su persone nate tra il 1969 ed il 1989, soggetti seguiti per tossicodipendenze e detenuti
L’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di Covid-19 ha stravolto il sistema sanitario italiano, ma la preesistenza di altre patologie non deve essere trascurata. Questo l’appello di Alleanza Contro le Epatiti.
«In particolare – si legge in una nota -, i risultati di un nuovo studio condotto dagli Oxford University Hospitals nel Regno Unito e dalla University of North Carolina negli Stati Uniti mostrano alti tassi di mortalità con Covid-19 nei pazienti con cirrosi e che la contrazione del virus può portare a un deterioramento della funzionalità epatica. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti con cirrosi avevano un tasso di mortalità complessivo del 40%. I pazienti con cirrosi scompensata avevano il più alto tasso di morte (tra il 43 e il 63%), rispetto al 12% per i pazienti con malattia epatica senza cirrosi. Questi dati sono stati presentati in Italia da un Position Paper condiviso dalle società scientifiche AISF (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato) e SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), di concerto con l’Associazione Pazienti EpaC onlus, (Alleanza Contro le Epatiti)».
«Alla luce del rallentamento, spesso divenuto interruzione, degli screening e dei trattamenti per Epatite C durante i mesi della pandemia – continua il comunicato -, l’appello adesso è per un’immediata ripartenza. Un risultato raggiungibile grazie all’innovazione garantita dai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) per il trattamento dell’epatite C che permettono di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali. Ma nel documento presentato la proposta più importante è quella di avviare immediatamente uno screening congiunto HCV / Covid-19. Come indicato nel documento conclusivo dell’ “Indagine conoscitiva in materia di politiche di prevenzione ed eliminazione dell’epatite C”, approvato all’unanimità in XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, lo scorso 11 giugno».
Questi temi sono stati presentati nella Press Web Conference “Presentazione ufficiale del documento di posizione ACE. Screening Congiunto Hcv/Covid-19”. L’opportunità di effettuare test che permettano il co-screening Covid-19 e HCV sta raccogliendo sempre più consensi in ambito clinico e istituzionale. ACE propone che i soggetti nati tra 1969 e 1989, coloro che sono seguiti dai servizi pubblici per tossicodipendenze (SerT) e i detenuti siano avviati ad un programma di screening sierologico congiunto anche per Covid-19. Per la popolazione generale ACE propone che vengano coinvolti i Medici di Medicina Generale e i reparti ospedalieri, affinché possano valutare e procedere sempre con la determinazione sierologica di anticorpi anti-HCV e anti-Covid-19.
«Serve un’indicazione esplicita affinché le singole Regioni possano poi organizzare campagne – sottolinea il Direttore Scientifico SIMIT Prof. Massimo Andreoni – che perseguano questo fine duplice con gli stessi mezzi. Da un punto di vista tecnico non sono previste misure supplementari, oltre al prelevamento del campione di sangue già previsto per i test su Covid».
«L’approvazione del Report della XII Commissione (Affari Sociali) della Camera evidenzia la necessità di creare una cabina di regia nazionale per coordinamento Stato-Regioni per eradicare le epatiti virali – afferma il Segretario AISF Prof. Salvatore Petta –. Diventa dunque fondamentale puntare su screening e prevenzione, sul linkage-to-care e sui trattamenti».
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Intanto nel comune di Casola di Napoli, giovedì 18 giugno, è partito il primo progetto europeo di doppio screening Covid-Hcv. Dalla prossima settimana nel piccolo comune, abitato da poco meno di 4mila cittadini, i residenti saranno invitati a sottoporsi ad entrambi i test recandosi in postazioni dedicate e tutelati da protocolli di sicurezza studiati ad hoc.
«Finalmente passiamo dalle parole ai fatti – evidenzia il Presidente di EpaC Onlus Ivan Gardini –. Siamo orgogliosi del fatto che la nostra Associazione abbia promosso questo progetto pionieristico, che a nostra conoscenza è il primo nel suo genere in Italia ed in Europa. Questa è la dimostrazione che con la buona volontà e un lavoro di squadra si può fare tutto». Il progetto è stato avviato anche grazie al contributo della Regione Campania e alla collaborazione dell’ASL3 Napoli, con il sindaco e la giunta di Casola, l’Associazione Astra e la direzione scientifica del dott. Carmine Coppola, direttore Unità complessa Epatologica Ospedale di Gragnano.
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«La combinazione degli screening congiunti potrebbe ottimizzare le risorse. Restano però alcuni problemi aperti. La campagna di 150mila test per il Covid-19 avviata dal Ministero della Salute con l’ISS è già partita, ma manca ancora il Decreto attuativo al Milleproroghe per avviare gli screening HCV. Gli esami sierologici sono destinanti a perdurare nel tempo, quindi la combinazione potrebbe garantire l’ampliamento della platea per facilitare l’emersione del sommerso. Rimane comunque importante che le risorse destinate per il 2020 in funzione dello screening vengano al più presto utilizzate», commenta Elena Carnevali, membro della XII Commissione Affari Sociali.
«Oltre a un fondamentale programma di screening abbinati, è necessario procedere su molteplici fronti. Va creato un Fondo per il contrasto dell’HCV che dia luogo a un Piano Nazionale di eliminazione che includa anche una parallela valutazione sulla possibilità di proroga dello status di innovatività dei farmaci. Si deve avviare un’indagine epidemiologica, implementare campagne di sensibilizzazione della popolazione e coinvolgere i medici di Medicina Generale. Con queste proposte possiamo ripartire in una battaglia che ci vede a un passo dal traguardo» conclude Michela Rostan, vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera.
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