Con il susseguirsi di nuove varianti il periodo di incubazione dell’infezione Covid-19 diventa sempre più breve. A confermarlo uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Association Network Open
Con l’avanzare della pandemia e l’insorgenza di nuove varianti, il periodo di incubazione dell’infezione Covid-19 diventa sempre più breve. A confermarlo uno studio condotto dagli scienziati della Peking University e della Tsinghua University, di Pechino. I risultati, pubblicati sul Journal of American Medical Association Network Open, mostrano che l’incubazione della malattia si è ridotta progressivamente con il susseguirsi delle nuove varianti.
Il team di ricerca, guidato da Yu Wu, Min Liu e Wannian Liang, ha eseguito una revisione di 142 studi precedenti, che avevano considerato un totale di 8.112 pazienti. I ricercatori hanno confrontato i dati relativi ai tempi di incubazione associati alle diverse varianti del virus responsabile di Covid-19. Stando a quanto emerge dall’indagine, in caso di Alfa (B.1.1.7) il tempo necessario alla manifestazione dei sintomi era in media 5 giorni, con Beta (B.1.351) questo valore è sceso a 4,50 giorni, ridotto ancora a 4,41 per delta (B.1.617.2) e sceso a 3,42 giorni con la variante Omicron. «Questi risultati – scrivono gli autori – suggeriscono che Sars-CoV-2 si è evoluto ed è mutato continuamente durante la pandemia, producendo varianti con diversa trasmissione e virulenza più elevata».
«L’identificazione del periodo di incubazione delle diverse varianti è un fattore chiave nella determinazione del periodo di isolamento», spiegano i ricercatori. «Il tempo necessario alla replicazione del virus – concludono – è uno dei parametri epidemiologici più importanti per le malattie infettive, perché permette la definizione del caso, la gestione delle minacce emergenti, il rilevamento delle catene di contagio e la progettazione di misure volte a ridurre la trasmissione locale».
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