Salute 20 Dicembre 2021 12:46

Il freddo può aiutare alcuni pazienti. Cos’è la crioterapia total body

Uno studio europeo guidato dall’Istituto Auxologico di Milano mira a studiare i benefici effetti della crioterapia total body su patologie invalidanti come artrosi, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, artrite reumatoide, obesità e fibromialgia

Il freddo può aiutare alcuni pazienti. Cos’è la crioterapia total body

Arrivano dal freddo le ultime novità in campo medico che potrebbero migliorare il trattamento di sintomi di diverse patologie. Dall’antichità il freddo è un mezzo per anestetizzare una parte del corpo, (si utilizzava già tra gli egizi per lenire i dolori, in Grecia per trattare i gonfiori, i dolori e i sanguinamenti, mentre i romani lo impiegavano per ritemprarsi dopo le battaglie), ma si deve arrivare al 1979 per il primo apparecchio di crioterapia total body, in grado di erogare “dosi” omogenee di freddo criogenico su tutto il corpo. Messa a punto in Giappone dal Professor Yamauchi per la cura dell’artrite reumatoide, negli ultimi anni l’utilizzo della crioterapia total body sta crescendo in ambito medico scientifico. Proprio su questi temi è in corso una ricerca coordinata dall’Istituto Auxologico di Milano con la collaborazione dell’Università di Poitiers in Francia e di Poznan in Polonia e diretta da Paolo Capodaglio professore associato di medicina Fisica e Riabilitazione dell’Università di Torino e Direttore dell’U.O. di Riabilitazione, del Servizio di Fisioterapia e del Laboratorio di Ricerca in Biomeccanica, Riabilitazione ed Ergonomia presso l’Istituto Auxologico Italiano IRCCS di Piancavallo.

Professore di cosa tratta il progetto europeo di cui l’Istituto Auxologico è capofila?

«Il progetto si prefigge di studiare gli effetti sul corpo umano della crioterapia total body, anche quelli meno noti riguardo al metabolismo, all’asse ormonale, al dolore, al sonno e ai sintomi depressivi».

Fino ad oggi dove trovava applicazione?

«Conosciamo bene dagli studi in letteratura gli effetti antalgico, antinfiammatorio e antiedemigeno della crioterapia, che sfruttiamo per curare la sintomatologia reumatologica o traumatologica, in particolare sportiva, per consentire il recupero delle prestazioni in tempi più rapidi, ad esempio a seguito di un infortunio o di affaticamento post-esercizio. Quello che stiamo cercando di aggiungere alla conoscenza scientifica è come la crioterapia total body ripetuta possa essere utilizzata in relazione ad altre patologie, in particolare neurologiche e metaboliche, a complemento delle terapie tradizionali».

Quali ambiti in prospettiva sono più interessanti?

«Ad esempio, noi stiamo conducendo dei trials clinici su pazienti con patologie neurologiche degenerative (Parkinson, Sclerosi Multipla) e con fibromialgia, che, in virtù dell’effetto “defatigante” ed “energizzante” di questi trattamenti, sembrano ottenere effetti positivi, così come nelle patologie metaboliche come obesità e diabete dove l’esposizione ripetuta al freddo criogenico sembra favorire il calo ponderale e il controllo glicemico. Stare al freddo fa infatti aumentare la quantità di energia che consumiamo, facendoci bruciare calorie per preservare l’equilibrio termico. Alle basse temperature diventa più attivo il cosiddetto “grasso bruno”, che attinge alle riserve di grasso dell’organismo per produrre calore: cioè, il freddo stimola le cellule adipose “bianche” a diventare “brune” con una maggiore capacità di bruciare energia. Inoltre, per il rilascio di endorfine a seguito dell’esposizione al freddo criogenico, sembra migliorare la qualità del sonno ed il tono dell’umore e, per il rallentamento della velocità di conduzione dello stimolo nervoso, dopo la crioterapia sembra ridursi il dolore percepito dal paziente».

Una panacea per tanti mali insomma…

«Bisogna tenere presente poi che in pazienti con obesità, diabete e problemi metabolici viene solitamente riscontrato anche uno stato di bassa infiammazione cronica, che è alla base di molte malattie associate che si possono sviluppare, tra cui cardiovascolari, articolari e diversi tipi di cancro e dunque la crioterapia promette di essere un aiuto nella sfida a queste patologie».

Come viene impiegata?

«Il freddo è un fattore di stress per l’organismo e nel corso dell’evoluzione ci siamo adattati per resistere a fattori di stress anche intensi, ma brevi. Nella vita reale non possiamo evitare lo stress, ma possiamo adattarci alla sua presenza traendone vantaggio. Il grado di esposizione allo stress (cioè la sua intensità e durata) è la chiave per comprendere come sfruttare i benefici derivanti dall’adattamento del corpo al fattore stressante. L’esposizione a temperature “criogeniche” (tra -110° e -140°) per una durata di 2-3 min rappresenta un “allenamento” (carico allostatico) dei sistemi di termoregolazione, nervoso autonomo, vascolare, immunitario ed ormonale del corpo che produce adattamento e quindi miglioramento della fitness dei sistemi, in modo simile a come l’allenamento fisico migliora la fitness cardiorespiratoria. Gli effetti complessivi che risultano da questo “allenamento” indotto dalla criostimolazione sono antinfiammatori, analgesici, antiedemigeni, defaticanti, di miglioramento del tono timico e del sonno, di riduzione del dolore. Quindi la crioterapia non rappresenta solo una terapia fisica sintomatica convenzionalmente intensa, ma un trattamento stimolante “di base” capace di migliorare nel breve-medio termine le risposte antinfiammatorie e antiossidanti, di ridurre la percezione del dolore, di aumentare il dispendio energetico, di migliorare il tono dell’umore e il sonno».

Quanto freddo serve per stare meglio?

«Quale sia la “dose di freddo” ottimale per ciascuna patologia e per ogni singolo paziente in base alle sue caratteristiche antropometriche e quale la durata degli effetti benefici nel tempo è oggetto dei nostri studi. Uno degli aspetti che stiamo analizzando è volto a comprendere come possa cambiare la reazione dell’organismo a seconda del tempo di esposizione e della temperatura. Oggi prescriviamo sedute di circa 2-3 minuti a temperature comprese tra i -110° e i -140°, a seguito delle quali la temperatura corporea superficiale si riduce anche di 15° gradi, a seconda delle zone del corpo, mentre la temperatura interna sostanzialmente non cambia. Noi svolgiamo il trattamento di crioterapia in una criocamera, ma esistono anche le criosaune in cui la testa rimane fuori ed il corpo è immerso in fumi di nitrogeno. Nella criocamera il corpo è coinvolto completamente, cosa non secondaria perché testa e collo sono molto innervati e quindi gli effetti sul sistema nervoso autonomo sono importanti. Il paziente, così, entra nella criocamera minimamente vestito con zoccoli, calzari, pantaloncino, in maglietta o a torso nudo, paraorecchie, guanti e mascherina, mentre all’esterno rimane sempre presente un operatore».

Quali vantaggi offre questa terapia rispetto ad altre più tradizionali?

«La crioterapia total body è una metodica ben tollerata che rappresenta una potenziale alternativa all’esercizio fisico spesso scarsamente tollerato in pazienti con patologie metaboliche, ortopediche, neurologiche invalidanti. Infatti, i cambiamenti che abbiamo dimostrato verificarsi a livello molecolare dopo la crioterapia sono simili a quelli indotti dall’esercizio fisico. Ciò si riflette in una aumentata tolleranza al trattamento riabilitativo e in un miglioramento delle performance non solo motorie, ma anche neuro-cognitive e dello stato psicologico. Quindi, la crioterapia sistemica si propone come una strategia riabilitativa non-farmacologica innovativa per la riduzione del dolore infiammatorio ed il controllo del peso e della glicemia, complementare ad interventi motori, nutrizionali, farmacologici all’interno di un percorso riabilitativo multidisciplinare. Ed è appunto in questo ambito che ci stiamo muovendo con la ricerca applicata alla clinica».

La crioterapia oggi è contemplata dal Sistema Sanitario Nazionale?

«In Italia non è riconosciuta dal SSN. L’unico paese europeo in cui ciò avviene è la Polonia. I costi sono pertanto a carico dell’utente e si aggirano sui 60-80 euro a seduta».

Il vostro centro come è organizzato?

«In Auxologico, questa terapia viene svolta presso il centro di Piancavallo ed è riservata ai pazienti degenti presso i reparti riabilitativi con patologie reumatologiche, metaboliche e neurologiche, ma in futuro sarà disponibile anche come servizio ambulatoriale privato».

Il futuro cosa ci riserverà il freddo?

«Negli ultimi anni la crioterapia sta ampliando il proprio raggio di azione e si stanno scoprendo nuovi orizzonti clinici. Vogliamo arrivare a determinare quale possa essere il protocollo personalizzato per varie patologie, in termini di durata del trattamento, frequenza delle sedute, temperatura cui viene esposto il corpo. Ad esempio, si potrebbe arrivare a calibrare un trattamento personalizzato in caso di persona con problemi metabolici in relazione al peso e alla composizione corporea o anche alla sua predisposizione genetica. Si potranno scoprire sinergie tra i vari interventi (farmacologico, nutrizionale, motorio) e crioterapia sistemica per ottenere migliori risultati clinici».

 

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