Salute 28 Marzo 2023 16:42

Dal team multidisciplinare all’accesso ai nuovi farmaci, le richieste di FAND per i pazienti diabetici

L’Associazione italiana Diabetici punta sulla Rete clinica diabetologica socio-sanitaria e chiede che nelle Case di Comunità ci sia uno specialista o almeno un infermier specializzato. Il presidente Benini: «Non servono nuove leggi ma il coinvolgimento dei pazienti nei tavoli decisionali»
Dal team multidisciplinare all’accesso ai nuovi farmaci, le richieste di FAND per i pazienti diabetici

Un team multidisciplinare che sappia prendere in carico a 360 gradi il paziente con diabete, più risorse per i farmaci e i device di nuova generazione e il coinvolgimento delle associazioni nei tavoli al ministero. Sono queste alcune delle richieste che la FAND – Associazione Italiana Diabetici, rivolge al ministro della Salute Orazio Schillaci, a cui va il plauso per la volontà di inserire l’attività sportiva all’interno dei LEA con la possibilità della prescrizione medica.

Emilio Augusto Benini, presidente FAND, spiega a Sanità Informazione le priorità dei pazienti con diabete, una patologia negli ultimi anni in costante crescita: oltre quattro milioni di persone colpite più un milione e mezzo che non sanno di avere il diabete, oltre quattro milioni quelle ad alto rischio di sviluppare la patologia.

Diabete e Case di Comunità

Numeri importanti che richiedono una risposta pronta da parte delle istituzioni. In primis sul fronte della riforma dell’assistenza territoriale e sul ruolo che possono giocare le Case di Comunità per una patologia cronica come il diabete: «Ci aspettiamo molto dalle Case di Comunità – sottolinea Benini -. Dovrebbero essere il luogo più vicino alla persona con diabete cui fare riferimento e dove svolgere attività di prevenzione su patologie correlate come retinopatia o cardiopatia. Noi stiamo lanciando un progetto importante che è quello della Rete clinica diabetologica socio-sanitaria. La rete non è prevista in diabetologia, noi invece la vorremmo perché la rete clinica ospedaliera che si integra con il territorio permette di avere nelle Case di Comunità lo specialista oppure, se non è possibile, almeno un infermiere specializzato o con cultura metabolica che può dare risposte importante».

L’accesso ai nuovi farmaci

Ma la riforma dell’assistenza territoriale è solo il primo tassello di un puzzle più complesso. Perché oggi i nuovi farmaci o i nuovi device possono migliorare molto la qualità di vita del paziente ma non sempre sono accessibili: «Servono risorse adeguate – spiega il presidente FAND -. I budget limitano spesso i diabetologi nella prescrizione dei nuovi farmaci o di nuove tecnologie. Questo è molto limitante. Ci sono dei farmaci di nuova generazione che oltre a controllare il diabete danno risposte importanti per il cuore, che è la maggiore complicanza del diabete. Dato che questi nuovi farmaci hanno un costo più elevato rispetto ad altri, l’indicazione generale per rientrare nei budget è quella di limitare la loro prescrizione così come quella di sensori e microinfusori perché molto costosi».

Il team multidisciplinare e il ruolo dei MMG

Altro aspetto fondamentale, una richiesta comune ad altre categorie di pazienti, è quella della presenza di un team multidisciplinare all’interno dei centri diabetici: «Per noi l’educazione terapeutica e sanitaria è fondamentale per gestire al meglio la nostra tecnologia. Se io sono ben formato, riesco anche a gestirmi. C’è da lavorare sull’educazione alimentare, sull’attività motoria, ecc. Ma oggi nei centri, che sono pochi, c’è solo un medico e un infermiere».

Anche i Medici di medicina generale per FAND possono giocare un ruolo importante, ma è necessario che siano formati alla patologia diabetica. FAND chiede inoltre ad AIFA di eliminare la compilazione da parte del medico del Piano Terapeutico, di durata annuale. «Il Piano terapeutico è una pratica burocratica per il MMG perché lo redige lo specialista. Che senso ha rinnovare il piano terapeutico che è sempre lo stesso? Così diventa solo una pratica burocratica e ogni medico dovrà rinnovare una marea di piani terapeutici dato l’alto numero di pazienti» spiega Benini.

FAND poi rilancia il progetto del “diabetico guida”, un paziente o un caregiver appositamente formato che sia in grado di contribuire a educare all’autocontrollo e all’autogestione del diabete, migliorando le capacità di fornire aiuto e sostegno alle persone con diabete e ai loro familiari: una figura che per FAND dovrebbe essere presente nelle Case di Comunità.

Infine, ma non ultimo per importanza, la partecipazione ai tavoli ministeriali delle associazioni: «Non servono nuove leggi ma partecipazione. Oggi non partecipiamo ai tavoli decisionali sul diabete. C’è questo atto di indirizzo in cui si istituiscono i tavoli, speriamo si concretizzino al più presto» conclude Benini.

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