Salute 23 Dicembre 2019 15:15

Dalla Mesopotamia ad oggi, Gian Antonio Stella racconta “La lunga battaglia dei disabili per cambiare la storia”

Nel suo ultimo libro la firma del Corriere della Sera racconta di errori e orrori, incubi religiosi, pregiudizi. Poi sottolinea: «Presto avremo oltre 6 milioni di non autosufficienti, cosa stiamo facendo per loro?»

Da Omero all’imperatore Claudio, da Stephen Hawking a Franklin D. Roosevelt, la storia è costellata di grandi personaggi che hanno cambiato il mondo pur dovendo convivere in qualche modo con una disabilità. Alcune di queste grandi storie sono raccontate da Gian Antonio Stella, firma di punta del Corriere della Sera, nel suo ultimo libro “Diversi. La lunga battaglia dei disabili per cambiare la storia” (Solferino editore). La storia della disabilità è fatta di errori e orrori, incubi religiosi, pregiudizi, attraverso il racconto di persone che hanno subìto di tutto, ma hanno resistito fino a riuscire piano piano in un certo senso a cambiare il mondo. Oggi il rapporto verso la disabilità è cambiato ma restano le criticità. «Tra qualche anno – sottolinea Stella a Sanità Informazione – avremo 6 milioni e 300mila non autosufficienti. Chiedo: nel dibattito politico di Twitter, Instagram, Facebook e insulti quotidiani, c’è qualcosa su questo, un minimo di attenzione o no?». Il libro è valso al giornalista il premio PreSa 2019 – Prevenzione e Salute.

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Stella, che storia è quella della disabilità?

«La storia che racconto – sottolinea Stella – parte da 12500 anni fa. Ma ho cercato di metterci dentro un po’ di excursus storico ripercorrendo le varie tappe. Civiltà mesopotamica, greci, cristianesimo. Ho raccontato come è stata vissuta la disabilità nei secoli ma ci ho infilato dentro dappertutto tantissime storie personali, perché se non c’è la storia personale non riesci ad entrare in sintonia con questo problema. Faccio un esempio: quando affondò quel sottomarino russo qualche anno fa ci fu una ondata di commiserazione e di commozione nel mondo che però si fermò subito perché erano sconosciuti, erano morti ignoti, non si sapeva niente, erano in fondo all’oceano, chissà come si chiamavano. Poi dal sottomarino recuperato tirano fuori delle lettere di alcuni marinai alle mogli in cui dicevano: ‘l’ossigeno sta per finire, non ti vedrò mai più, pensa al nostro bambini’ con i nomi delle persone. Quella cosa lì ci scoppiò nella pancia letteralmente. Era tanto tempo che parlavamo del sommergibile ma era come se fosse una cosa completamente nuova perché alcune cose le devi sentire vicine. Il tentativo appunto di raccontare alcune storie di disabili, alcune vincenti ma in qualche modo tutte perdenti perché poi la disabilità è un peso forte. Questo è un tentativo di far capire di più il tema».

Oggi si fa abbastanza per la disabilità e anche per l’inclusione sociale dei disabili?

«Beh, meglio di una volta senz’altro. Però tra qualche anno avremo 6 milioni e 300mila non autosufficienti. Chiedo: nel dibattito politico di tweet, Instagram, Facebook e insulti quotidiani c’è qualcosa su questo, un minimo di attenzione o no? Ognuno si dia la sua risposta».

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