L’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, si è espresso sul caso dei genitori del bambino di 20 mesi con 40 di febbre a cui sono state prospettate 10 ore di attesa in un Pronto soccorso di Milano. «Si tratta di un problema di carattere nazionale», spiega l’assessore
«Le attese di ore e ore in Pronto soccorso con bambini la febbre alta sono un problema che non riguarda solo Milano. Succede anche a Roma e nel resto d’Italia». A parlare è Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità, che ha partecipato al Museo Ninfeo all’evento «Rapporto monitoraggio screening colon retto nel Lazio: verso la costruzione della Carta di Qualità» promosso da Cittadinanzattiva. Intervistato da Sanità Informazione su un tweet diventato virale, quello di una mamma che ha denunciato attese infinite in Pronto soccorso per far visitare suo figlio di 20 mesi con la febbre a 40, D’Amato chiarisce che questa è una problematica «di carattere nazionale».
La mamma ha raccontato su Twitter di aver portato il figlio in Pronto soccorso dopo giorni passati a contattare invano il pediatra, sommerso dalle richieste di altri pazienti. «Due ore per fare l’accettazione – racconta la mamma – una volta ammessi in triage ci hanno accettato in Pronto soccorso dove c’erano orde di genitori nelle nostre stesse condizioni». Compreso che il proprio figlio non sarebbe stato visitato prima di almeno 10 ore di attesa, Giorgia decide di portarlo via di lì. Dopo aver cercato pediatri privati, finalmente il bambino è stato visitato dal suo pediatra «ben oltre un normale orario lavorativo». Il tweet di questa mamma indignata ha poi scatenato la risposta di altri genitori con esperienze simili o addirittura peggiori. «Il problema riguarda tutto il paese», commenta D’Amato.
«La questione riguarda risorse che non ci sono», spiega D’Amato. «Non sono adeguate neanche quelle previste nell’ultima Manovra finanziaria. Si tratta anche di una questione che riguarda il personale dei Pronto Soccorso non adeguatamente remunerato. A questo proposito – continua – c’è un impegno che il ministro della Salute ha recentemente preso e che noi verificheremo che venga rispettato. Non so con quali risorse perchè tutte le Regioni hanno un vincolo di spesa del personale addirittura al 2004 che va ancora rimosso».
«Infine la questione dei Pronto soccorso intasati riguarda anche la necessita di rafforzare la rete territoriale», evidenzia D’Amato. «Non dimentichiamoci che oltre il 60 per cento degli accessi in Pronto soccorso riguardano situazioni che possono essere gestite sul territorio, ad esempio la febbre alta di un bambino e la preoccupazione dei genitori. Su questo – conclude – possiamo fare tanto usando al meglio i fondi del PNRR».
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