Dopo un iter lungo due anni, la commissione Affari Sociali ha approvato in via definitiva la norma. Tra le novità campagne di sensibilizzazione nelle scuole e l’immunità per chi presta soccorso senza aver frequentato un corso
Sembrava essersi incagliata negli infiniti passaggi tra Camera, Senato e ministeri. Invece è finalmente legge, dopo anni di attesa, la norma che promuove la diffusione dei defibrillatori automatici e semiautomatici nei luoghi pubblici, approvata dalla Commissione Affari Sociali in sede legislativa, dunque non necessita di passaggio in Aula.
Invocata dalle associazioni, sulla spinta dell’esempio di Piacenza, città cardioprotetta, la legge destina due milioni di euro alla progressiva diffusione e l’utilizzazione dei defibrillatori semiautomatici e automatici esterni nelle sedi delle pubbliche amministrazioni con almeno 15 dipendenti e con servizi aperti al pubblico, nei mezzi di trasporto, nelle scuole, nelle università, negli impianti sportivi e prevede che i DAE installati in luoghi pubblici siano collocati, ove possibile, in teche accessibili al pubblico 24 ore su 24 e un’apposita segnaletica deve indicare la posizione del dispositivo in maniera ben visibile e univoca.
L’arresto cardiaco è un killer silenzioso che causa oltre 60mila vittime l’anno. L’utilizzo di un defibrillatore nei primi cinque minuti dall’arresto cardiaco può aumentare sensibilmente la sopravvivenza e per questo la presenza capillare di questi strumenti è cruciale.
Altra disposizione chiave della legge è che l’uso del defibrillatore semiautomatico o automatico è consentito anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare. Ma – specifica la norma – in assenza di personale sanitario o non sanitario formato, nei casi di sospetto arresto cardiaco è comunque consentito l’uso del defibrillatore semiautomatico o automatico anche a chi non ha frequentato un corso: «Si applica l’articolo 54 del codice penale a colui che, non essendo in possesso dei predetti requisiti, nel tentativo di prestare soccorso a una vittima di sospetto arresto cardiaco, utilizza un defibrillatore o procede alla rianimazione cardiopolmonare».
L’articolo 54 del Codice penale prevede che «non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo».
Infine, spazio alla formazione nelle scuole: il Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell’Istruzione, promuove ogni anno negli istituti di istruzione primaria e secondaria una campagna di sensibilizzazione rivolta al personale docente e non docente, agli educatori, ai genitori e agli studenti, finalizzata a informare e sensibilizzare sulle manovre di rianimazione cardiopolmonare e sull’uso dei DAE.
Soddisfazione bipartisan da parte della politica per l’approvazione della legge. «Finalmente vede il traguardo una legge voluta da Forza Italia e votata all’unanimità da tutte le forze presenti in Parlamento che non è di semplice buonsenso ma di civiltà. Una legge attesa da 20 anni in Italia che da sempre ho definito ‘salva vita’ perché permetterà appunto di salvare migliaia di vite ogni anno, di diffondere cultura di prevenzione e primo soccorso. Oggi è stato colmato un vuoto normativo tutto italiano: si scriverà ‘defibrillatori ovunque’, si leggerà ‘vita’» ha sottolineato Giorgio Mulè, primo firmatario e relatore del Ddl.
«Siamo orgogliosi di un provvedimento che promuove la cultura della sicurezza e del primo soccorso: così sarà più facile trovare defibrillatori nei luoghi pubblici e contribuire a salvare molte vite», spiegano in una nota Marialucia Lorefice, presidente della commissione Affari Sociali, e Gilda Sportiello, capogruppo M5S in commissione.
«Il Parlamento scrive una bella pagina a tutela della vita e della salute. Il provvedimento si inserisce anche in un’ottica di prevenzione e formazione partendo dalle nuove generazioni, innanzitutto nelle scuole, e a beneficio della collettività» commentano i deputati della commissione Affari Sociali della Lega.
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