I ricercatori olandesi hanno cercato di determinare la prognosi delle persone con una diagnosi di demenza, sia per quanto riguarda l’aspettativa di vita residua, che per il tempo di ricovero in casa di cura, basandosi sui dati estratti da 261 studi pubblicati in quarant’anni
Chi soffre di demenza è destinato a vivere meno a lungo: la sua aspettativa di vita può ridursi da un minimo di due anni ad un massimo di 13. Tale riduzione è influenzata in particolare da due fattori: il genere e l’età della diagnosi. La diminuzione dell’aspettativa di vita media di una donna a cui verrà diagnosticata la demenza all’età di 60 anni sarà compresa tra i nove anni e i 4,5 anni. La forbice si stringe dai 6,5 a poco più di due anni per gli uomini che, invece, riceveranno la medesima diagnosi a 85 anni. I dati sono frutto di una revisione sistematica delle ultime evidenze disponibili, raccolte in quarant’anni, pubblicata sul British Medical Journal da Frank Wolter della Erasmus University di Rotterdam. Dallo stesso studio emerge anche che un terzo delle persone con demenza viene ricoverato in una casa di cura entro tre anni dalla diagnosi.
Il calo dell’aspettativa di vita legato alla demenza, se si considera che i casi della patologia stimati nel mondo sono più di 55 milioni, riguarda un’ampia fetta della popolazione. Ogni anno circa 10 milioni di persone in tutto il mondo ricevono la diagnosi della patologia. In Italia, attualmente, stando ai più recenti dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, sono circa due milioni le persone con demenza o disturbo neuro-cognitivo maggiore o con una forma di declino cognitivo lieve. Circa quattro milioni sono i loro familiari. L’Alzheimer è la forma più comune di demenza. Ma se è vero, come dimostrato dalla revisione sistematica della Erasmus University di Rotterdam che la demenza causa una riduzione dell’aspettativa media di vita, è altrettanto vero che è stato proprio l’allungamento della vita media a far aumentare in modo esponenziale i casi di demenza nel mondo. Tuttavia, non si tratta di conseguenze irreversibili. Un recente studio, pubblicato ad agosto 2024 su The Lancet ha mostrato, infatti, che intervenendo su fattori di rischio modificabili (come diabete, colesterolo, ipertensione, fumo, obesità, inquinamento atmosferico, traumi cranici, depressione, attività fisica, assunzione di alcol, anni di educazione/scolarità e attività cognitiva continua, prevenzione e trattamento della perdita di udito, trattamento della perdita della vista, interazione sociale) quasi la metà dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto o ritardato.
I ricercatori olandesi hanno fatto un ulteriore passo in avanti, cercando di determinare la prognosi delle persone con una diagnosi di demenza, sia per quanto riguarda l’aspettativa di vita residua, sia per quanto riguarda il tempo di ricovero in casa di cura, basandosi sui dati estratti da 261 studi pubblicati tra il 1984 e il 2024. Così, i ricercatori hanno scoperto che la sopravvivenza media dalla diagnosi sembrava dipendere fortemente dall’età, variando da 8,9 anni all’età media di 60 anni per le donne a 2,2 anni all’età media di 85 anni per gli uomini. Nel complesso, la demenza riduce l’aspettativa di vita di circa due anni per le persone con una diagnosi all’età di 85 anni, di 3-4 anni con una diagnosi all’età di 80 anni e fino a 13 anni con una diagnosi all’età di 65 anni. Il tempo medio di ricovero in casa di cura è stato di poco superiore ai tre anni, con il 13% delle persone ricoverate nel primo anno dopo la diagnosi, che è salito a un terzo (35%) a tre anni e a più della metà (57%) a cinque anni. “La prognosi dopo una diagnosi di demenza – concludono gli autori della revisione – dipende fortemente dalle caratteristiche personali e cliniche, offrendo il potenziale per informazioni prognostiche personalizzate e pianificazione della cura”.
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