Indossare uno sport watch, uno di quei dispositivi in grado di rilevare il numero di passi, la velocità di camminata e, magari, anche la frequenza cardiaca, può aiutare a tenere a bada la demenza. Camminare molto e velocemente, come dimostrato da un recente studio scientifico, può ridurre il rischio di sviluppare la demenza, soprattutto in terza età. Lo studio in questione, condotto in Australia e pubblicato su International Psychogeriatrics, infatti, ha rilevato che le persone che camminano più regolarmente e mantengono un ritmo più veloce hanno il 40% di probabilità in meno di sviluppare demenza e declino cognitivo. Ne consegue che, indossare uno smartwatch per tener traccia di tutti questi dati, potrebbe aiutare a prevenire la demenza.
Lo studio si basa sull’analisi di dati della UK Biobank relativi a 47.371 partecipanti di età pari o superiore a 60 anni, che hanno indossato dispositivi “fitness-tracker” da polso (tipicamente uno smartwatch) per un massimo di sette giorni, mentre le loro cartelle cliniche sono state monitorate per 7,5 anni per verificare se nel tempo ricevessero una diagnosi di demenza. È emerso che una velocità di camminata più bassa e un numero inferiore di passi giornalieri sono forti indicatori di un aumento del rischio di demenza. In particolare, per ogni piccolo aumento della velocità di camminata, il rischio di demenza diminuisce del 43%.
Lo studio ha anche scoperto, attraverso il monitoraggio della durata del sonno, che fattori come dormire troppo e andare a letto presto (prima delle 21 con oltre nove ore di sonno) si associa a un aumento del 60% del rischio di demenza. “Questa ricerca dimostra il potenziale di utilizzo degli smartwatch e dei fitness tracker per lo screening della demenza – spiegano gli autori del lavoro Lloyd Chan e Maria Teresa Espinoza Cerda, del Neuroscience Research Australia. Grazie alla loro natura non invasiva e facile da usare, questi dispositivi potrebbero offrire preziose indicazioni sul rischio di demenza di una persona attraverso la sua attività quotidiana e le sue abitudini relativamente al sonno”.
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