Nel suo ultimo Rapporto, l’associazione umanitaria Save the Children denuncia le conseguenze in Afghanistan della dittatura talebana. Le peggiori toccano alle bambine afghane: non possono frequentare la scuola, mangiano sempre meno e, in alcuni casi sono costrette a matrimoni precoci
Si chiama Parishad, ha 15 anni, vive nel nord dell’Afghanistan. Non va a scuola perché i suoi genitori non possono permettersi di sfamare né lei, né i suoi fratelli, figuriamoci trovare i soldi per comprare libri o materiale scolastico.
Come Parishad, la quasi totalità delle ragazze afghane sono escluse dalla società, patiscono la fame e una su quattro mostra segni di depressione. Vivono in queste condizioni da quando, un anno fa, i talebani hanno preso il controllo del Paese. A lanciare l’allarme è Save the Children con il suo ultimo Report “Punto di rottura: la vita per i bambini a un anno dalla presa di controllo dei talebani”, un’indagine che ha indagato le conseguenze della crisi economica, della siccità devastante e delle nuove restrizioni sulle condizioni di vita di bambini e adolescenti.
Quasi tutta la popolazione, per la precisione il 97% delle famiglie, è in cerca di cibo e le ragazze finiscono per sfamarsi molto meno dei coetanei maschi.
Otto bambini su 10 nell’ultimo mese sono andati a letto la sera affamati. Nove ragazze su dieci hanno visto i loro pasti diminuire nell’ultimo anno con una perdita eccessiva di peso che impedisce loro persino di trovare le energie per le attività quotidiane come studiare, giocare o lavorare. «Ci sono giorni in cui mio padre non riesce a procurarsi del cibo – racconta Parishad -. I miei fratelli si svegliano nel cuore della notte e piangono per la fame. Io non mangio e conservo il cibo per i miei fratelli e sorelle. Vado anche a casa del mio vicino e chiedo loro se hanno qualcosa da darmi. A volte mi aiutano e mi danno del cibo e a volte dicono che non hanno niente purtroppo».
I talebani hanno preso il controllo del Paese il 15 agosto 2021, dopo il ritiro delle forze internazionali. Miliardi di dollari in aiuti internazionali sono stati annullati, le riserve di valuta estera dell’Afghanistan sono state congelate e così il sistema bancario è crollato. La successiva crisi economica e la peggiore siccità del Paese degli ultimi 30 anni, hanno gettato definitivamente le famiglie nella povertà.
Una situazione talmente drammatica da aver messo a dura prova pure la salute mentale: stando alle testimonianze dei genitori il 26% delle ragazze mostra segni di depressione, contro il 16% dei ragazzi, il 27% delle giovani soffre di ansia, sintomo riscontrato nel 18% dei coetanei maschi. Le bambine e ragazze interpellate da Save the Children hanno raccontato di avere problemi a dormire la notte a causa di angoscia e brutti sogni, anche perché non possono fare molte delle attività che in precedenza le rendevano felici, come passare del tempo con parenti e amici o andare nei parchi e per negozi.
Tra i ragazzi il 20% ha dovuto rinunciare all’istruzione, tra le ragazze, invece, quasi la metà, più del 45%, non frequenta la scuola, poiché i talebani hanno ordinato loro di rimanere a casa, annullando anni di progressi a favore della parità di genere. Per questo, le giovani si sentono deluse e sono convinte di avere poche speranze per il proprio futuro. In alcuni casi sono anche costrette a pratiche estreme e inadatte alla loro età: ad una ragazza afghana su venti è stato proposto di sposarsi per poter mantenere tutta la propria famiglia.
«Da quando, un anno fa i talebani hanno preso il controllo del Paese, per i più piccoli in Afghanistan la vita è diventata terribile. I bambini vanno a letto affamati notte dopo notte. Sono esausti e stanno deperendo, incapaci ormai di giocare e studiare come una volta. Passano le giornate lavorando faticosamente nelle fabbriche di mattoni, raccogliendo immondizia e pulendo le case invece di andare a scuola – racconta Chris Nyamandi, direttore di Save the Children in Afghanistan -. Le ragazze sopportano il peso maggiore di questo deterioramento della situazione. Mangiano meno, soffrono di isolamento e stress emotivo e stanno a casa mentre i loro coetanei maschi vanno a scuola. Questa è una crisi umanitaria, ma anche una catastrofe dei diritti dei bambini. La soluzione non può essere trovata solo in Afghanistan. La soluzione è nelle stanze del potere dei leader politici internazionali. Se non forniscono finanziamenti umanitari immediati, trovando un modo efficace per rilanciare il sistema bancario e sostenere l’economia in caduta libera, la vita dei bambini andrà perduta e sempre più ragazzi e ragazze perderanno la loro infanzia a causa del lavoro, dei matrimoni precoci e delle continue violazioni dei loro diritti», aggiunge Nyamandi.
Anche la giovane Parishad ha lanciato il suo appello, attraverso Save the Children, rivolto alla comunità internazionale: «Aiutate la mia famiglia, i bambini, i più vulnerabili con denaro e alimenti. Voglio che i miei fratelli e sorelle mangino del buon cibo e che abbiano scarpe da indossare e che mio fratello abbia dei bei vestiti. Per favore – conclude – aiutateci in modo che possiamo accedere all’istruzione».
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