Numerosi studi internazionali dimostrano un aumento della mortalità legata a patologie non trasmissibili nei soggetti affetti da disturbo depressivo
La depressione uccide. E non nel modo più comune a cui siamo abituati a pensare, all’atto estremo che per automatismo associamo a questa patologia psichica, e cioè il suicidio. Non solo, almeno. La depressione uccide in quanto, come attestano numerosi studi, aumenta sensibilmente sia l’insorgenza dei quattro “big killers”, patologie non trasmissibili: malattie cardiovascolari, tumori, BPCO, diabete, sia l’incidenza di ricadute, ospedalizzazioni e mortalità relative a queste stesse patologie. In sostanza, chi soffre di depressione ha molte più probabilità di morire prematuramente per cause organiche apparentemente scollegate dal disturbo psichico in sé. Ne abbiamo parlato nel dettaglio con il professor Matteo Balestrieri, ordinario di Psichiatria presso l’Università di Udine e co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (SINPF).
«Questi fattori giocano un ruolo importante per quanto riguarda l’insorgenza o l’aggravarsi di patologie non trasmissibili nei soggetti che soffrono di disturbo depressivo. La persona depressa – spiega Balestrieri – tende a utilizzare meno costantemente i farmaci, a dimenticarne l’assunzione o peggio, a non assumerli scientemente per una serie di motivi collegati al suo disturbo psichico (in primis scarsa motivazione a mettere in atto comportamenti virtuosi per salvaguardare la propria salute e la propria vita). Abbiamo quindi da un lato il rischio di scarsa aderenza terapeutica nella gestione di una patologia già in atto – osserva il professore – ma abbiamo anche una scarsa aderenza a stili di vita salutari e ad attività di prevenzione secondaria (screening) che possano evitare o intercettare agli esordi queste patologie».
«C’è poi anche un’altra componente molto importante – aggiunge Balestrieri – che è quella immunitaria ed infiammatoria. Le alterazioni biologiche che contraddistinguono la depressione sono strettamente collegate alle alterazioni biologiche che comportano disfunzioni di natura infiammatoria, immunitaria e ormonale (endocrina). Proprio la componente endocrina, presente nei disturbi depressivi, è responsabile dell’aumento dell’incidenza di alcuni tumori tipicamente femminili, parimenti influenzati dall’attività ormonale. Così come i disturbi del sonno – sottolinea – strettamente collegati agli stati depressivi, possono sia essere causati da alterazioni endocrine, che causarle o peggiorarle, e anche questo ha sicuramente delle ripercussioni a livello organico».
«Gli studi convergono sul fatto che i fattori si influenzano a vicenda – afferma lo psichiatra – la depressione peggiora la malattia, ma anche la malattia spesso induce la depressione, in un circolo vizioso che si autoalimenta per interrompere il quale l’intervento precoce, sia con trattamenti farmacologici, antidepressivi e psicoterapia è essenziale. Il peggioramento delle condizioni e l’aumento di mortalità riguardano in particolare i casi di diabete con una diagnosi di depressione insorta successivamente. Fondamentale – conclude Balestrieri – il ruolo dei caregiver delle persone affette da depressione con o senza patologie non trasmissibili concomitanti, per assicurare sia una maggiore aderenza terapeutica (sia rispetto alla depressione sia alla patologia concomitante) sia una maggiore attenzione alla prevenzione primaria e secondaria (per abbassare i rischi di insorgenza di patologia concomitante)».
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