Balestrieri (SNPF): «La relazione tra malattie croniche e depressione è bidirezionale: un malato cronico ha un rischio maggiore di cadere in depressione e un depresso di ammalarsi di patologie croniche»
C’è chi l’affronta a testa alta e chi non regge alla notizia. Tre pazienti cronici su 10, oltre che con la patologia di cui soffriranno per tutta la vita, si trovano fare i conti anche con la depressione.
«Numerosi studi internazionali hanno mostrato che tra i malati di patologie croniche diffuse – come il diabete, l’insufficienza cardiaca, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) – l’incidenza della depressione è del 30% – spiega Matteo Balestrieri, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e professore ordinario di Psichiatria all’Università di Udine -. Una percentuale altissima se paragonata a quella riscontrata tra la popolazione in generale, che oscilla tra il 5 e il 7%». Ma attenzione, la relazione tra patologie croniche e depressione è bidirezionale: «Non solo un malato cronico ha un rischio maggiore di cadere in depressione, rispetto al resto della popolazione. Ma anche chi è depresso ha una possibilità maggiore di ammalarsi di patologie croniche», sottolinea Balestrieri.
È il diabete la patologia cronica che meglio mostra questo rapporto bidirezionale (dal diabete alla depressione e dalla depressione al diabete). «Le persone con diabete di tipo 2 hanno più probabilità di avere un disturbo depressivo maggiore rispetto alla popolazione generale con una frequenza variabile tra il 22 e il 60% – aggiunge il co-presidente SNPF -. Allo stesso tempo, la depressione, causando un’alterazione del metabolismo del glucosio, può indurre una condizione di pre-diabete nei soggetti depressi che precedentemente non avevamo mai mostrato segni di questa patologia cronica».
Il legame a doppio senso tra diabete e depressione ha trovato ulteriore conferma in uno studio appena pubblicato su Acta Diabetologica, condotto dai ricercatori dell’Università di Bologna su 30.815 nuovi casi di diabete, diagnosticati in Emilia-Romagna fra il 2008 e il 2017 e seguiti fino al 2020 per registrare le nuove diagnosi di depressione e le complicanze metaboliche emerse nel corso degli anni. «Da questa ricerca – racconta il professore – sono emersi due nuovi ed interessanti elementi. Il primo riguarda l’incidenza della depressione nel diabete di tipo 2: nel 16.7% dei casi hanno sviluppato depressione persone che non ne avevano mai sofferto in precedenza. In secondo luogo è stato valutato l’impatto della depressione sul diabete di tipo 2: la depressione è stata associata a un rischio 2,3 volte maggiore di sviluppare complicazioni acute, quelle a lungo termine aumentano di 1,6 volte e il rischio di mortalità fino a 2,8 volte in più».
Anche tra i pazienti con insufficienza cardiaca la prevalenza della depressione è in media del 30%. «Tra questi malati cronici, con insufficienza cardiaca e depressione, il rischio di mortalità è di circa di 1,5 volte superiore a quello registrato tra i pazienti senza depressione. Attraverso una vasta revisione degli studi pubblicati finora sull’argomento è possibile dedurre che mentre la depressione è un importante e indipendente predittore di mortalità tra questi pazienti, l’ansia sembrerebbe, invece, non avere un forte effetto», commenta il docente.
Anche tra i pazienti oncologici l’ansia non è associata ad uno specifico aumento della mortalità. «La prevalenza di ansia tra le pazienti con cancro al seno è del 41,9%, quella della depressione è inferiore di quasi 10 punti percentuali (32,2%)», dice il presidente SNPF. La diminuzione dei sintomi depressivi, a prescindere dai trattamenti utilizzati (psicoterapia o farmaci), è correlata a un aumento del tempo di sopravvivenza-
È tra i pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) che si rileva il tasso più alto di depressione: ne soffre un malato su 4. «La depressione aumenta di molto il rischio di mortalità tra chi soffre di BPCO: +83%. Viceversa, la BPCO aumenta il rischio di depressione del 69%. Così come per il cancro, anche tra i pazienti con BPCO la diminuzione dei sintomi depressivi aumenta la sopravvivenza, a prescindere che il paziente sia sottoposto a trattamenti farmacologici o psicoterapia. «Fa eccezione il diabete – aggiunge Balestrieri – patologia sulla quale alcuni farmaci antidepressivi hanno un effetto benefico oltre che sulla depressione anche sullo stato diabetico».
Aldilà dei risultati correlati alle singole patologie, la conclusione a cui si giunge è la medesima per tutte le malattie. «L’accertato legame tra disturbo depressivo e peggioramento delle malattia e diminuzione della sopravvivenza mette in evidenza la necessità di uno screening psicologico adeguato sia al momento della diagnosi che durante i trattamenti così – conclude lo specialista – da fornire ai pazienti il sostegno necessario durante tutta la loro vita».
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