Una donna su cinque sviluppa problemi di salute mentale nel periodo perinatale. La maggior parte dei Paesi europei non dispone di indicazioni per la prevenzione, lo screening o il trattamento. Hanno lavorato alla stesura delle linee guida, dal 2019 al 2023, ricercatori e professionisti provenienti da 31 Paesi europei
Malessere, stress, fatica e forme differenti di depressione possono manifestarsi durante la gravidanza e nel post partum. La gravidanza e il primo anno dopo il parto, noti come periodo perinatale, infatti, costituiscono una fase di grandi cambiamenti fisiologici, psicologici e sociali nella vita delle donne. Si stima che una su cinque sviluppi problemi di salute mentale nel periodo perinatale, in particolare depressione e ansia che sono i disturbi più frequenti. La depressione può influire negativamente sulla salute della madre, sulla salute e lo sviluppo del feto o neonato prima e del bambino poi, e sulle relazioni familiari. Lo evidenzia l’Istituto Superiore di Sanità che, con l’obiettivo di prevenire la depressione perinatale e offrire uno screening tempestivo seguito da un trattamento appropriato, ha predisposto delle linee guida cliniche basate su evidenze scientifiche.
È proprio nel periodo perinatale che nasce l’identità genitoriale. Per i neogenitori questa nuova sfida identitaria e trasformativa porta con sé il peso delle difficoltà individuali, accentuando così la possibilità dell’insorgenza di disagio psichico. “Gravi sintomi psichiatrici nel periodo perinatale – come spiegato dagli esperti di Save The Children all’interno del blog dedicato alla depressione perinatale – possono essere i rischi di complicanze nella fase gestazionale e durante il parto, un incremento di ricadute psichiatriche nell’immediato postpartum e, quel che è peggio, un notevole impatto sullo sviluppo del bambino”. Ed è proprio con l’obiettivo di proteggere mamma e bambino che sono state redatte linee guida ad hoc, prodotte dal Research Innovation and Sustainable Pan-European Network in Peripartum Depression Disorder (Riseup-PPD).
Hanno lavorato alla stesura, dal 2019 al 2023, ricercatori e professionisti provenienti da 31 Paesi europei, tra cui l’Italia con l’Istituto Superiore di Sanità. La maggior parte dei Paesi europei non dispone di indicazioni per la prevenzione, lo screening e il trattamento della depressione perinatale e, dove esistono documenti di riferimento, la bassa qualità metodologica e le discrepanze nelle raccomandazioni potrebbero portare a disparità e disuguaglianze nella gestione clinica tra i vari Paesi. Stando ai dati riportati da Save The Children, il 13% delle donne manifesta una depressione minore, mentre il 7% una depressione maggiore a tre mesi dopo il parto. La prevalenza del disturbo depressivo maggiore o minore nel periodo che va dal parto ai 12 mesi che seguono la nascita del figlio invece può raggiungere il 53,7%. Tra i vari sintomi che si manifestano rientra l’umore depresso, l’irritabilità, le alterazioni nel sonno, i cambiamenti nel peso nell’appetito, un minore interesse nell’attività, senso di inutilità-colpa, senso di agitazione psicomotoria, difficoltà nel concentrarsi. Le conseguenze negative della depressione perinatale possono interferire nel rapporto tra madre bambino ed hanno effetti anche a livello familiare.
“Le linee guida – sottolinea l’Iss – sono destinate principalmente ai professionisti della salute mentale come psichiatri e psicologi, ma anche a ostetriche, ginecologi, pediatri, infermieri, medici di medicina generale, assistenti sociali e a coloro che svolgono ruoli chiave nell’attuazione di interventi per la prevenzione, lo screening o il trattamento della depressione perinatale. Inoltre, tra i destinatari, sono compresi anche politici, economisti, organizzazioni no-profit e altre realtà coinvolte nello sviluppo di politiche sugli investimenti e gli interventi per la prevenzione. Le indicazioni presentate nelle linee guida comprendono una vasta gamma di strategie cliniche, che includono tra l’altro terapie con farmaci e la stimolazione cerebrale non invasiva, interventi psicologici e psicosociali”.
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